31 Marzo 2025
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Non tocchiamo la flora spontanea

Esattamente un mese fa, con Legge Regionale 24 febbraio 2025, N. 4 “Tutela, conservazione e valorizzazione della flora autoctona della Sardegna” la flora spontanea della nostra isola trovava finalmente valorizzazione codificata in una norma scritta.

Un mese prima, il 9 gennaio, si spegneva Ignazio Camarda, che ne era stato ispiratore da quando nel 2008, aveva pubblicato, insieme a Franca Valsecchi “Alberi e arbusti spontanei della Sardegna”, un imprescindibile manuale di altissimo valore scientifico per conoscere lo straordinario patrimonio vegetale della Sardegna. Camarda è stato professore Ordinario di Botanica sistematica nel Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, ha avuto importanti incarichi a livello regionale e internazionale, ha fatto parte del comitato per la redazione del Piano paesaggistico e della Commissione per il paesaggio, ma per il suo prestigioso curriculum si rimanda alle numerose schede biografiche presenti in diversi siti web. Come una sorta di nemesi Camarda è morto un mese prima dell’approvazione di una legge che aveva caldeggiato da trent’anni circa.   

Reseda alba, Erba ruchetta, Alluppa cuaddus

Già Equilibri si è occupato di vegetazione spontanea, della sua importanza nella salvaguaria della biodiversità, in diversi articoli nel sito dell’Associazione e in iniziative e occasioni. In un articolo del 17 ottobre 2022 era stato suggerito un percorso da farsi verso lo Stagno di Santa Gilla a Elmas, nelle Vie Salicornia e Sa Mura 2, con informazioni e foto. Nel dicembre 2023, era stata realizzata la Mostra sulle Zone Umide con 11 pannelli esplicativi sulla loro importanza a livello globale e locale.  Il 14 marzo 2024 è stato recensito il Manifesto del Terzo Paesaggio di Gilles Clément, un libro pubblicato in Francia nel 2004, e poi ripubblicato in diverse lingue, e in Italia nel 2014.

Ed oggi ad Elmas, con la primavera appena iniziata, e dopo le recenti piogge,  basta fare qualche passeggiata verso Santa Caterina o verso lo Stagno (Via Salicornia, Sa Mura 2), per godere di una esplosione di fiori di diversa fattura e colori. È la multiforme e disordinata varietà della natura, dove la umile vegetazione dei marginali, quella che tutti noi chiamiamo erbaccia, perché ormai uniformati alla artificiosità dei prati costruiti, reclama la sua importanza e la sua bellezza.

La erbe spontanee, quelle che Clement chiama erbe vagabonde, catturano l’anidride carbonica, il famigerato CO2  che si dovrebbe contenere entro la media di 1,5° come suggerito dai principali organismi internazionali che si occupano di cambiamenti climatici, e attirano gli insetti impollinatori.

Di sotto una carrellata di foto di quelle presenti nel territorio di Elmas in questo inizio di primavera.

Introduzione: Tonino Sitzia

Classificazione scientifica: Anna Maria Tocco

Viperina piantaginea, Echium Plantagineum, 
Erba de porcu
Asphodelus fistolosus, Asfodelo fistoloso
Cadilloni pitticu
Papavero comune, Papaver rhoeas, Pabauli arrubiu

 

 

Erba vajola maggiore, Cerinthe major, Succiamele
Erba vajola maggiore Cerinthe ma
Echium vulgare, Viperina bianca, erba de porcus)
Fungo di Malta, Cynomorium Coccinerum, Cagalloni strantasciu (Pianta Parassita) 
Athrocneum fruticosa, Salicornia, Sussuini

 

Linaria reflexa, Linaiola riflessa, Angioleddas
Borago officinalis, Borragine, Borragine comune, Pitziacarroga
Phelipanche Nana, Succiamele nana, Lillu de matta (Pianta parassita)

 

 

 

 

 

 

“Niente si crea, niente si distrugge, tutto si trasforma” (Lavoisier). È così che, in natura, le piante parassite hanno la loro funzione: insieme a microbi, funghi e insetti, riportano le sostanze nutritive alla terra dando origine a un ciclo perpetuo della materia.

 

 

 

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1 commento

  1. Con questo articolo snellito da belle fotografie, ora della fioritura, diversificata e spontanea di primavera, cresciuta rigogliosa anche a Elmas, ne conosciamo i nomi.
    Andando per i luoghi “marginali” del nostro villaggio tra la vegetazione “vagabonda”: ecco estesa l’erba viperina piantaginea, echium plantagineum dal fiore azzurro profondo con toni di viola. Così intenso e metafisico. O, più rado, qui e là nel gran verde il papavero comune, pabauli arrubiu: petali delicati d’un rosso vellutato, inimitabile. Mi limito a questi due, ma altri sono riportati e indicati nei percorsi.
    “Non tocchiamo la flora spontanea” – un titolo, un monito.
    Ma l’uomo è instancabile trasformatore assai più che rispettoso della natura. Essendo il suo ineluttabile destino connesso alla tecnica. Ecco le erbe e le piante sono e rimangono fedeli alla propria natura. E così gli animaletti, gli insetti e gli uccelli. L’uomo, invece, non lo è per niente fedele. Esso è il portatore continuo d’artificio dentro la natura della quale pure fa parte.

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