In corrispondenza delle ricorrenze legate ai momenti salienti che hanno segnato l’avvio alla Prima guerra mondiale (1914-1918), si stanno svolgendo in diverse parti d’Europa toccanti manifestazioni commemorative. La Grande guerra fu, più di altre, una vera e propria catastrofe collettiva. Gli storici parlano di 60 mila persone coinvolte, 8 milioni di morti, 7 milioni di dispersi, 21 milioni di feriti.
Oggi non esistono più testimoni viventi di quella tragica esperienza ma il ricordo di devastazione lasciato dalla Prima guerra mondiale è arrivato inalterato sino alle nuove generazioni attraverso i racconti familiari. In tutta Europa, la tradizione dei pellegrinaggi ai luoghi della memoria della Grande guerra continua ad essere portata avanti proprio dai nipoti e pronipoti dei combattenti di allora.
Associato al ricordo della Grande guerra, per noi sardi in particolare, c’è anche quello di un eroico personaggio: Emilio Lussu. Come ufficiale della Brigata Sassari, insieme agli altri soldati sardi da cui la brigata era fondamentalmente composta, Emilio Lussu combatté sul fronte, nell’Altipiano di Asiago. Partecipò alle più terribili e devastanti azioni di guerra, ricevendo per il suo coraggio numerose decorazioni e promozioni. Sono certamente questi i motivi principali per cui molti sardi, in questi ultimi mesi, stanno leggendo o rileggendo “Un anno sull’altipiano”. Per gli stessi motivi diverse biblioteche dell’isola e associazioni di lettori (tra cui Equilibri) hanno in programmazione cicli di pubbliche letture di questo straordinario libro, che è considerato una delle più importanti testimonianze della Prima Guerra Mondiale.
“Un anno sull’altipiano” è un libro di memorie di guerra. Emilio Lussu lo scrisse tra il 1936 e il 1937, durante l’esilio in Francia. Uscì a Parigi nel 1938 per le Edizioni Italiane di Cultura. Einaudi lo pubblicò per la prima volta in Italia nel 1945. Il libro dunque prese forma molti anni dopo gli avvenimenti che il suo autore racconta, compiendo un lavoro di selezione e focalizzazione degli episodi che lo avevano “maggiormente colpito”, di ciò che maggiormente gli era “rimasto impresso”. Questo fatto, insieme a una serie di artifici letterari inventati da Lussu, fanno sì che “Un anno sull’altipiano” sia molto più di un diario di guerra in senso stretto. Alberto Asor Rosa, nella prefazione all’Edizione Ilisso 1999, lo definisce un “racconto epico”, “un libro che si legge, e furiosamente torna a leggersi”, persino – come lui stesso dichiara di aver fatto – “una decina di volte”.
Per noi pronipoti della sfortunata generazione che prese parte alla Prima guerra mondiale, leggere per la prima volta questo libro o rileggerlo con maggiore consapevolezza da adulti (qualora lo avessimo letto alle scuole medie come libro per le vacanze), è senza dubbio un’esperienza che può dare un senso alle commemorazioni in corso. Significa concentrarsi sulla “generazione perduta”, su quei milioni di morti e sull’impressionante numero di mutilati che causò.
“Un anno sull’altipiano” è narrato in prima persona, come se le vicende raccontate si stessero svolgendo in quel momento. La finzione letteraria restituisce la guerra “in diretta”, senza mediazioni, “come è accaduto in alcuni, pochi, grandi films di guerra”, scrive Asor Rosa. Emilio Lussu riesce così nell’intento di fornire uno straordinario documento sulla Prima guerra mondiale: sulla follia, l’atrocità e l’insensatezza che l’hanno caratterizzata.