Il “segnalibro” è un racconto con abbinato video che Carla Cristofoli* ha scritto e realizzato per Equilibri, rispondendo all’invito del concorso letterario 2013 “Un racconto da vedere”. Questo racconto è un omaggio alla lettura e all’esperienza dell’incontro che questa rappresenta per ogni lettore. È anche un omaggio al libro come oggetto materiale, ai gesti e agli accessori che lo accompagnano. Tra questi c’è il segnalibro, esile oggetto che segna il passaggio tra l’esistere quotidiano e l’essere altrove.
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I treni presi in volata riservano spesso delle sorprese. Succede di arrivare in anticipo, di voler cambiare treno e dover dunque cambiare biglietto, succede che non c’è nessuno in fila allo sportello, che l’impiegato è stranamente rapido, pure simpatico, succede che sono le 16 e 5 e il treno delle 16 e 09 è al binario n.1, il più vicino. Succede che dietro la combinazione di micro eventi che s’incastrano alla perfezione c’è un destino. Lei sale sul treno, senza scegliere il vagone, fa giusto attenzione che sia la seconda classe, giusto il tempo di salire e di sedersi al primo posto che trova, uno a caso. Ma questo non è caso, è destino. Lui è già lì, seduto davanti a lei. Il treno parte.
Deve aver fatto una bella corsa questa ragazza, pensa lui. Ha il fiatone da fumatrice, respira a fatica. Minuta, mora, elegante. Carina. Ha l’aria stanca di chi ha avuto una lunga giornata. Una sfumatura viola le circonda lo sguardo castano, sotto il ciuffo castano, filato di grigio. La guarda con insistenza, lei è intenta a sistemare borsa, giacca sul sedile al lato. Alza la testa e lo guarda. Sorride, lui abbassa lo sguardo e ritorna al suo libro. Ha perso la riga, gira pagina, ha perso anche quella. Volta il libro sotto e sopra, il segnalibro scivola sul pavimento, lui si abbassa, anche lei. Le teste si sfiorano. Si rialzano di scatto. Lei ha il segnalibro, guarda la cartolina con paesaggio nordico (oceano in tempesta, alte onde su bianche scogliere), sorride di nuovo, al paesaggio, a lui, che tiene alto lo sguardo, stavolta. Prende la cartolina che lei gli rende e fanno entrambi un cenno con la testa per dire grazie, prego, non c’è di che. Non sa bene perché ma lei non dev’essere di queste parti, un non so che di sud in quei modi spontanei. E gli sembra quasi di sentirlo il calore del sud, quando un raggio di sole attraversa il manto di nuvole normanne e penetra il finestrino per abbagliarli, illuminando il sorriso di lei, lo sguardo di lui. C’è un paesaggio fuori, che d’un botto si affaccia al finestrino, riempito di luce, ora s’illumina di tutte le possibili sfumature. Tra gli alberi che corrono veloci al loro lato c’è un fiume grosso d’acqua che scorre lento. Impossibile che non si voltino a guardarla, questa cartolina vivente che segna il passo tra il fare e il sognare. Devono pur prestare attenzione, farsi rapire dalla stessa sensibilità. Mica si può far finta di niente, ignorarla questa natura che resta pur sempre selvaggia e si fà prepotente. Infatti guardano e si guardano. Bella pensa lui, bello pensa lei.
Chissà cosa legge, si chiede lei, non riesce a vedere il titolo, ora si rimette a leggere e solleva il libro, ma lo tiene basso, lei inclina la testa e cerca di… ‘Romances sans…’, ma no, lui chiude il libro di quarta. Lo guarda incuriosita, lo sguardo di lui insiste discreto su di lei. Alto, robusto, colori da nord, trascurato nel vestire, distratto. Interessante. Interessante il viaggio, le viene da pensare, le è sempre piaciuto viaggiare in treno, si sta comodi in treno, nessuno ha fretta, si legge, si guarda il paesaggio, ci si guarda e si immagina la vita degli altri: chissà chi è, chissà da dove viene, chissà dove va. La banalità è mistero nella bolla di tempo tra partenza e arrivo, vite normali s’incrociano e si alimentano di fantasia. Ma perché non glielo chiedi chi è, da dove viene e dove va. ‘Cosa leggi?’, chiede una punta di gelosia, ‘Ma quella cartolina da dove viene? Chi te l’ha spedita?’. Questo vorrebbe chiedere e fà un piccolo scatto in avanti, con la chiara intenzione d’interrogarlo. E si desta pure lui, che intanto ha ripreso a leggere distratto e la guarda, pronto alla domanda, pronto alla risposta. Ma le domande restano incastrate tra i denti stretti, dietro le labbra socchiuse. Labbra che si avvicinano, sospese nelle intenzioni. ‘Basta!’ si dice lei, ‘Falla finita, stai al tuo posto’, si rimprovera. Si schiarisce la voce e con gesto indispettito si rimette dritta, decisa a mostrare indifferenza. Lui è arrossito per gli imbarazzanti pensieri e non riesce quasi più a nascondere il crescente interesse. La campagna, là fuori, intanto continua a gonfiarsi di verdi e di gialli e di rossi, che mettono una specie di languore e invitano all’abbandono, a lasciare andare tutti i muscoli. ‘Rilassarsi! Ecco! Mettersi a leggere’. Sono facili i buoni propositi. I palmizi dell’oasi sembrano cosi vicini, raggiungibili le fonti dissettanti. Ma è illusione.
Nel deserto creato dalla volontà debole l’aria vibra di tensione. Inutile sostenere il contrario. Persino la vecchietta seduta sull’altro lato è stata investita dall’onda emotiva dei due. Il suo sorriso ironico e il sopracciglio sollevato, svelano che non è passata inosservata la giostra di sguardi e velati gesti, decisamente più eccitante del ‘Femme actuelle’ che tiene in mano. Lui tiene un occhio al libro e un occhio a lei, cercando di leggerne lo stato d’animo, decifrarne le emozioni. Lei ora con gesti nervosi fruga nella borsa a trovare un libro, un libro grigio. Il colore dei Classici. Il classico libro a cui un editore non confezionerebbe mai un vestitino sexy. Eppure quel libro ha di che farsi piacere. Lei sfila la sua cartolina (mare lento su spiaggia solitaria), apre il libro e lo appoggia sulle gambe, impossibile leggerne il titolo. Lui ne segue lo sguardo castano che corre da sinistra a destra lungo le righe fitte e sottili. Ne insegue la corsa, scivola riga per riga, afferra un capoverso dopo l’altro, inciampa su un ‘punto’ inaspettato e quindi rallenta e sente lo scorrere delle pagine che si accarezzano, il fremito delle pagine che frusciano sotto le dita. Lei tenta di opporre una timida resistenza sollevando il libro a coprirsi il viso. La sensualità della lettura deve averla senz’altro presa, a giudicare dalla ruga che le attraversa in verticale la fronte arrossita. ‘Cronache di poveri amanti’, legge lui con soddisfazione. Si risvegliano entrambi dalla lettura e guardano il controllore, che dall’alto li osserva severo, come beccati a commettere Il reato di atti osceni, previsto e punito dall’articolo 527 del codice penale. Puniti si sentono senz’altro allorché il controllore chiede: ‘Siete insieme?’.
A rispondere è la risata squillante della vecchietta che solleva la testolina bianca verso il controllore, che le risponde con due grasse risate, facendo sussultare il grosso ventre. I ‘poveri amanti’ si guardano imbarazzati, cercando aiuto l’uno nell’altro. ‘Dì qualcosa’, chiede lo sguardo di lei. ‘Ma, no!’ interviene lui, senza troppa convinzione. ‘Ma, no!’ conferma lei, non riuscendo a trovare di meglio. ‘Biglietti’ taglia corto il controllore. A controllo eseguito, nell’andar via condivide un sorriso ironico con la vecchietta, che risponde con una divertita strizzatina d’occhio, per poi subito tornare composta al suo ‘Femme actuelle’. I due giovani amanti si guardano interrogativi, ma l’urgenza della risposta ora che il treno rallenta si fà più forte dell’imbarazzo. Infatti il treno rallenta ed entra in una tranquilla stazione. Rallenta il respiro di lei, lui si prepara a scendere, prende esitante il suo libro, scivola con espressione dolorosa tra i sedili e lo sguardo di lei e scende per davvero. Lei ne vede le spalle ora, lui si ferma e dopo qualche secondo di esitazione si volta a cercarla attraverso il finestrino, sul quale lei appoggia una mano che forse vuol dire ‘Addio’, forse ‘Aspetta’ o magari ‘Cosa aspetti a fare qualcosa?’. Pure la vecchietta si è leggermente sporta in avanti a guardarlo e a chiedersi ‘Ma allora? Cosa aspetta? Avanti, che il treno riparte’. E forse sollecitato da quella mano, lui ha come una subitanea idea, una rivelazione gioiosa, che lo spinge di corsa a ritornare sul treno, e a chinarsi sulla fronte di lei, su cui le rughe ora si rasserenano, e su cui ora le labbra possono appoggiarsi a sussurrare parole non dette in un sorriso ad occhi aperti.
Sotto l’arco dei loro corpi, le mani si incontrano per stringersi in una forte stretta, a scambiarsi i loro libri. Nella curva dell’abbraccio lui prende la sua mano aperta per consegnarle il libro, lei lo stringe e appoggia il suo libro al petto di lui. Le loro mani si stringono intorno ai libri per sancire un muto accordo.
Il fischio del capostazione li richiama e li separa, lui scende, estrae la cartolina con mare lento su spiaggia solitaria e la saluta sorridente. Lei apre il libro per prenderne la cartolina con oceano in tempesta e l’appoggia al finestrino per dire ‘A presto’. Sulla banchina ora un libro sventola come un foulard. Quel libro si apre a ventaglio in un fruscio di pagine gioiose mosse dal vento del treno che riparte.
*Carla Cristofoli è originaria di Sestu (CA). Da diversi anni vive a Parigi dove insegna italiano e dove ha iniziato a scrivere con regolarità. Ha partecipato con alcuni racconti brevi alla XII edizione del “Festival des Arts Florissants de la Sardaigne”. In Italia ha pubblicato in formato ebook due libri per bambini, Le torri di Kar El (Edizione Logus Mondi Interattivi) e Natale di polistirolo (Me – Mediterranea Edizioni).
Bello il racconto, bello il video, bella la canzone.
Brava Carla!