Distillato n°53
Capita un’ora, l’ora in cui il sole declina, capita allora ai volti di ‘nostalgire’.
(Nostalgire, è verbo? Potrebbe come lo sono -poniamo- impallidire, stranire, smarrire, svanire…).
Capita in autunno con gli azzurri profondi e le ocre delle terre.
L’autunno ha il passo molle delle ombre quando indugia nelle radure d’un bosco in ascolto, in attesa.
Nei giardini macerano i frutti caduti.
L’autunno ‘veste una calma agonica’*, l’autunno dal sorriso etrusco, quel sorriso lieve che a volte illumina il viso del dormiente.
L’autunno, nella calma dei crisantemi, come sul punto d’esser preso da un sonno antico…
Perché il sorriso etrusco?
Cerveteri, la necropoli, il sarcofago in terracotta -dai millenni l’enigmatico sorriso della Coppia di sposi? Anche, forse…
E’ come se l’autunno avesse parlato -entità diffusa- da ogni luogo del suo tempo stagione: “ehi! guardatemi bene, non ho forse un sorriso etrusco?”
Qui è anche il mistero delle parole, che spesso sono loro a condurci, loro a scegliere, a trovarsi le compagne.
Mi son chiesto, che origini avrà la parola ‘autunno’? Consultato il vocabolario, la sorpresa -l’origine è etrusca! Scherzi e arcani delle parole.
*Verso della poesia Radure, già apparsa nella rubrica Poesie di Equilibri.