Giovedì 25 maggio 2017, nella sala del consiglio comunale di Elmas, davanti a un attentissimo pubblico è stato presentato il libro di Tonino Sitzia “Giovanni Ruggeri. Dirigente operaio” edizioni Abbà. Stessa partecipazione e interesse si era registrata all’inizio dell’anno per la commemorazione a 20 anni dalla sua tragica scomparsa. In quell’occasione – come è’ stato notato – in tanti hanno preso parte al ricordo di Giovanni Ruggeri con le lacrime agli occhi. Un fatto insolito dopo così tanti anni. Giovanni Ruggeri è stato un personaggio di grande umanità capace come pochi altri di lasciare un segno in chi l’ha conosciuto. E’ stato nondimeno un uomo dotato di grande intelligenza politica e pratica. La presentazione del libro di Tonino Sitzia è stata l’occasione per far emergere la statura politica e culturale di Giovanni Ruggeri. Carlo Salis, intervenuto alla presentazione, lo ha definito una figura gramsciana: l’incarnazione dell’operaio che diventa dirigente e trasformatore della società. Di seguito alcune mie riflessioni sul libro in quanto tale, sulla struttura, lo stile e il linguaggio usato in rapporto al fine che l’autore si prefigge.
Questo libro vuole essere un omaggio alla memoria di Giovanni Ruggeri. L’intenzione dell’autore non è però semplicemente quella di mantenere vivo il ricordo in coloro che lo hanno conosciuto in vita. E’ molto di più: il fine ultimo – come si evince dalle pagine conclusive del libro – è quello di consegnare alle future generazioni la biografia politica di Giovanni Ruggeri come modello da studiare e a cui fare riferimento per coloro che intendono l’impegno civico e politico in modo diverso da quello oggi prevalente, improntato al carrierismo e all’individualismo.
Merita di essere analizzato il modo in cui l’autore tenta di raggiungere l’obiettivo che si prefigge. A me sembra infatti che il libro sia un riuscito esempio di coerenza interna. Tutto in questo libro – la struttura, lo stile e il linguaggio utilizzato – concorre al raggiungimento dell’obiettivo.
Il libro si articola in 15 capitoli. Si apre e si chiude con le riflessioni personali dell’autore. In mezzo il racconto cronologico della storia pubblica di Giovanni Ruggeri, scandita dalle tappe più significative della sua vicenda di dirigente politico e di amministratore.
Il punto di vista del narratore è però quello di un amico, legato al protagonista dalla comune militanza politica e da profonda amicizia e stima reciproca. La conoscenza diretta del protagonista è sicuramente un punto di forza nella ricostruzione della vicenda raccontata ma può allo stesso tempo rappresentare anche un limite. Rischia di togliere obiettività al racconto. E quindi, in ultima analisi, di indebolire l’operazione culturale che si intende compiere.
Si spiega così – secondo me – la scelta di seguire nella ricostruzione della vita pubblica di Giovanni Ruggeri un rigoroso metodo storico. Si scorge dietro questo libro un grande lavoro di ricerca negli archivi e nelle biblioteche. Non c’è niente in ciò che si afferma nel libro che non sia sostenuto da documenti ufficiali e riscontrabili da tutti. I singoli capitoli sono corredati da un ricco apparato di note bibliografiche. La stessa scelta stilistica di far emergere nel corpo del testo le fonti utilizzate mira a dare attendibilità e forza di verità al racconto. Così, ad esempio, attraverso la trascrizione dei verbali delle riunioni appendiamo dalla viva voce di Giovanni Ruggeri quali fossero le posizioni politiche e i temi e portati avanti in Consiglio regionale.
L’autore vuole dare spessore storico al libro per consegnare il personaggio che racconta alla memoria di tutti. Come lo fa? Lo fa inserendo il protagonista nel flusso della Storia, vista sia nella dimensione del tempo lungo che nella dimensione sincronica, nella simultaneità degli avvenimenti. Mi sembra vada in questa direzione la scelta di scandire il racconto con digressioni che contestualizzano l’operato di Ruggeri nel più ampio quadro politico regionale e nazionale. Ha questa funzione anche l’interpretazione che l’autore dà del progetto ideato e portato avanti da Ruggeri-sindaco di Elmas per il recupero, la salvaguardia e lo sviluppo dello stagno di Santa Gilla. La forte spinta alla realizzazione di questo progetto – fa capire l’autore – viene da lontano. Deriva dall’essere, Ruggeri, immerso nel flusso della storia della sua comunità di appartenenza, una comunità che intorno allo stagno ha plasmato per secoli la sua identità.
Infine, credo sia funzionale all’operazione di dare consistenza e spessore storico al libro e al personaggio raccontato anche il linguaggio utilizzato quando la cronaca lascia spazio ai sentimenti. Il dolore per la perdita dell’amico, l’affetto nei confronti del fratello maggiore, forse il rimorso per non aver saputo evitare la sua tragica fine, non sono mai esibiti ma vengono sempre filtrati dall’uso di un linguaggio letterario (lo ritroviamo nella toccante poesia iniziale, nell’uso di metafore). Secondo me l’autore, ha scelto di usare questa modalità espressiva perché sa bene che linguaggio letterario è per sua stessa natura il linguaggio dell’eternità.
Sandra Mereu
Il video della presentazione nella sala del Consiglio del Comune di Elmas, 25 maggio 2017.