18 Dicembre 2024
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Diario di viaggio “Non esiste un modo per visitare il bazaar” (Theran, II-IV giorno e rientro)

Le strade e il traffico di Tehran
Traffico a TehranLe strade di Tehran e il suo traffico caotico meritano sicuramente un accenno, visto che anche la Lonely Planet descrive la guida spericolata come una questione psicologica, e che a Tehran bisogna imparare ad apprezzare il Caos!
Il punto è che i pedoni per gli automobilisti non esistono, pertanto attraversare la strada corrisponde ad un rischio concreto per l’incolumità fisica mentre le auto si spostano a folle velocità sulle strade.
La Lonely Planet dice il vero quando salire sul taxi a Tehran è un’esperienza indimenticabile, visto che l’autista non usa quasi mai gli specchietti (sempre che li abbia), si mette la cintura solo quando viaggia in autostrada (per paura della multa) utilizza raramente gli indicatori di direzione ed effettua splendide inversioni di marcia nel bel mezzo delle vie più trafficate, il tutto senza fare una piega.
Bisogna inoltre riconoscere l’abilità con cui il resto degli automobilisti e dei motociclisti riescono a guidare nel traffico e sfruttare varchi minuscoli senza incidenti e a tirarsi fuori dalle situazioni critiche per non rimanere invischiati ogni giorno nel traffico congestionato.
L’unica salvezza al traffico stradale è quindi la metropolitana, che con le sue sette linee è tra le più grandi del Medio Oriente. Io l’ho trovata efficiente ed al pari di altre città europee, anche se mi stupisco quando vedo che le due prime carrozze sono riservate alle sole donne, mentre le altre sono per entrambi i sessi.

29 e 30 aprile
Il giorno successivo l’ho dedicato al museo del tappeto e alle lunghe camminate per Valiasr Av, mentre domenica 30 aprile di buon mattino, e con la buona compagnia di Behnam, ci siamo recati al bellissimo palazzo Saed Abad (residenza dello Shah), visitato da tantissime scolaresche di Tehran, che ho immortalato con tante fotografie. Mi hanno colpito soprattutto i bambini delle elementari e gli adolescenti che indossavano la divisa scolastica e le bambine anche col velo islamico, e lì ho scoperto che fin dalla tenera età le classi sono separate per maschi e femmine fino all’università dove invece le classi diventano miste. Mentre gli insegnanti sono di entrambi i sessi per la scuola dell’infanzia ma non per le successive classi.
Da li la domanda spontanea a Behnam, se le ragazze possono andare al mare in Iran! Scopro così che i ragazzi non possono mai andare al mare con le ragazze, e che le ragazze non possono indossare il costume da bagno, e che ci sono quindi due mondi diversi e distinti per gli uomini e per le donne!
Terminata la visita al palazzo Saed Abad, l’istinto mi diceva che era giunto il momento di visitare il Grand bazaar, ma ancora una volta ho seguito il consiglio di Behnam, quello di visitare le pendici del monte Darband per fare una pausa pranzo, e per assaggiare il “dizi”, uno stufato, nonché piatto tipico iraniano.
Darband fa parte della catena montuosa degli Elburz, con cime oltre i 4000 mt. La città praticamente è adagiata alle sue pendici e queste elevate montagne innevate fino a bassa quota, nonostante fosse primavera, avevano già suscitato il mio interesse e la voglia di andarci.
Ogni volta che alzo lo sguardo è impossibile non notare queste montagne da qualsiasi parte della città mi trovi.
Percorriamo il sentiero in salita, molto affollato dagli abitanti di Tehran, e strapieno di tanti ristoranti e di bancarelle di frutta secca glassata, costeggiando cascate e ruscelli. Ci accomodiamo scalzi in una delle tante piattaforme rialzate di forma quadrata, ricoperte di tappeti e cuscini persiani. Niente di meglio per sfuggire al traffico cittadino!
E’ già sera ed ancora una volta Behnam detta il suo percorso, quello di visitare il bellissimo e moderno parco urbano ed i giardini di “Ab o Atash” nel quartiere di Abbasabad (fermata metro linea 1 rossa: Shahid Haghani).
Nonostante il traffico di Tehran, prenotiamo con l’app. Snapp un auto privata, che ci fa risparmiare tantissimo rispetto ai Taxi che spesso sono senza tassametro. Tehran mi stupisce sempre più e dopo un’ ora di traffico congestionato arriviamo a destinazione. Un parco moderno ben disegnato con teatri all’aperto dove si svolgono ogni sera spettacoli col fuoco e con l’acqua, un Planetarium che è il più grande del Medio Oriente progettato dall’agenzia spaziale iraniana (ISA) ed uno spettacolare ponte della natura “Tabiat bridge”, progettato dalla 26enne architetta iraniana Leila Araghian, che collega due colline.
Il viaggio in Iran mi gratifica sempre di più perché mi sorprende ogni momento, saluto Behnam e lo ringrazio per la sua straordinaria accoglienza perché il giorno dopo dovevo incontrare altri contatti iraniani che mi reclamavano su couchsurfing.

Al Grand Bazaar (Lunedì 1° maggio)
Di buon mattino mi dirigo con la metropolitana verso il Grand bazaar coperto, ancora una volta mi scambiano per iraniano chiedendomi informazioni, quando poi scoprono che sono italiano la finisco sempre per fare conoscenza e lunghe chiacchierate. Loro, gli iraniani, sono curiosi di parlare con me, è questo l’aspetto migliore del mio viaggio, nonostante sia stato anche io subissato di immagini che dipingono l’Iran come un posto cupo e pericoloso, pieno di fondamentalisti fanatici, scopro ogni giorno il vero Iran. Mi chiedo infatti com’è possibile che un paese con una così triste fama possa essere tanto accogliente! Sto per scendere alla mia fermata (linea 1 rossa: Panzdah‐e Khordad), ed ho già distribuito i miei biglietti da visita e stretto la mano anche alle persone che mi circondano, tutti dispensano gratuitamente sorrisi e saluti!
L’affascinante e millenario grand bazaar coperto mi attende con gli oltre 10 km di negozi, ma niente mi può fermare! E’ quello che ho sempre voluto vedere sin dal primo momento in cui ho deciso di visitare l’Iran.
Ci sono vari ingressi al Bazaar, entro in uno a caso e mi ritrovo in un intricato e labirintico mercato, fatto di strade strette e animate da una folla brulicante, di molte donne che usano il chador, di migliaia di commercianti al lavoro che vendono le loro mercanzie, di tante banche, svariate moschee, compresa una stazione dei vigili del fuoco, e tanti posti in cui fermarsi a mangiare un buon kebab.
Si tratta di una vera città nella città, fatta di strade strette specializzate per settori commerciali, pertanto vi si trovano strade che vendono sole spezie, strade di solo abbigliamento, strade di soli bottoni, strade di sole etichette contraffatte, strade di soli tappeti, strade di sole scarpe, e poi di gioielli, strade di bigiotteria, strade di solo rame.
Ci sono inoltre tabaccai, calzolai, sarti, venditori di tessuti, fabbricanti di coltelli, falegnami, etc etc.
Non esiste un modo per visitare il bazaar, tantomeno esistono cartine che aiutano a orientarsi. Girovago quindi in questo labirinto di stradine e vicoli seguendo l’enorme folla, facendo attenzione a non essere investito da carretti stracarichi che percorrono le strade a tutta velocità. Per me un gran piacere perdermi senza pensare di trovare l’uscita! Praticamente esco dal mercato coperto che è già sera, ma fuori non è affatto diverso, tutte le strade che lo circondano sono tempestate da tanti piccoli negozietti che vendono di tutto e la gente è talmente tanta che sembra non finire mai.

Il rientro in Italia
Mancano poche ore al mio volo di rientro in Italia, ed ho già fatto il check‐out dall’hotel Arad poco dopo la colazione! Non ho un posto per dormire la notte e decido quindi di seguire la guida Lonely Planet e cenare presso l’Azari Tradional Teahouse, poco distante dalla stazione ferroviaria nella zona meridionale di Tehran.
L’Azari è proprio un bel posto, con una atmosfera caratteristica dell’Iran, dove si può cenare a costi contenuti, ed ascoltare musica tradizionale suonata dal vivo da un complesso che contribuisce a rendere l’ambiente vivace e chiassoso. Sono le 23 e mi dirigo verso l’Arad Hotel per prendere i miei bagagli e dirigermi in aeroporto con un auto privata trovata sull’App Snapp che mi costa solo 365.000 IRR (8 euro), mentre la Lonely Planet suggerisce un taxi al costo non inferiore a 30 $.
Credo che, al di là degli stereotipi, questa è una nazione che vuole soltanto essere conosciuta per quello che è, e non per come viene normalmente rappresentata. Tehran è una città molto sicura, e gli iraniani tengono all’incolumità dei turisti (pochi) che la visitano. Io sono rimasto affascinato dalle tantissime belle donne che portano il rusari, seppure la gran parte di esse, e per tante buone ragioni, (soprattutto quelle giovani) non lo indossa con piacere ma per imposizione.
Nel futuro penso di ritornarci per visitare tanti altri posti come Isfahan (una delle piú belle cittá della Persia) e chiamata anche la “meta del mondo”, ma anche Kashan, Shiraz, Yazd, Persepolis, e tante altri ancora!

Marcello Podda

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