Mosca: Monastero di Novodevičij. Particolare
Esistono angoli nelle città, come nei paesi, dove il tempo rallenta e dove chiunque, turista o abitante del luogo, riconosce se stesso come se quei luoghi fossero familiari.
La linea rossa, la numero 1 Sokol’ničeskaja della bellissima metropolitana di Mosca, quella più antica inaugurata il 15 maggio nel 1935, ci porta in uno di questi luoghi. Non troppo distante dal centro storico, nel distretto di Khamovniki, lontani dagli splendori della Piazza Rossa e dal Cremlino, scendiamo alla fermata Sportivnaja per visitare il Monastero di Novodevičij, che scopriamo essere in restauro. Fondato come fortezza nel 1524 dal Gran Principe Basilio III per commemorare la conquista di Smolensk del 1514, il Monastero delle Nuove Vergini o di Nostra Signora di Smolensk, sotto Ivan IV il Terribile ospitava le vedove dei Boiari, i ribelli che aveva fatto giustiziare, nei secoli successivi figlie di zar o le zarine costrette a prendere il velo e qui dimorare per sempre.
Il Monastero, uno dei luoghi sacri della Russia, sorge poco distante da un’ampia ansa della Moscova, che sembra quasi abbracciarlo da Sud,Ovest e Nord. Non potendolo visitare, ma solo fotografarne dall’esterno le mura, in parte coperte dalle impalcature, e le cupole dorate delle sue chiese, ci affacciamo su Bol’shoy Novodevichiy Prud, il piccolo lago antistante il monastero.
All’orizzonte, oltre le placide acque del lago, sulla riva sinistra della Moscova, si staglia il profilo avveniristico della nuova Russia, il Moskovskij Dekovoi Center, il centro direzionale di Moskva City, con i suoi grattacieli di recente costruzione, tra cui spicca l’Évolucija, con la sua forma a spirale, con una rotazione delle superfici esterne di 3° per ogni piano che lo compone.
Non so se gli architetti della nuova Mosca ci abbiano riflettuto quando hanno scelto quell’area, metafora dell’ansia del futuro che ha bisogno del passato adagiato sull’altra sponda.
Percorrendo i giardini che fiancheggiano le mura del Monastero, quasi un miracolo di silenzio tra grandi arterie stradali, entriamo nel Cimitero di Novodevičij, uno di quei luoghi senza tempo in cui vale la pena fermarsi. Mentre nella Mosca sfavillante della Piazza Rossa lo sguardo punta verso l’alto a cogliere i profili delle cupole dorate o le facciate degli storici monumenti e palazzi, qui lo sguardo è orientato verso il basso, quasi un ritorno alla terra, e ci si deve chinare per riconoscere le tombe e i nomi che le accompagnano, spesso di personaggi illustri.
I cimiteri in Russia sono all’interno delle mura cittadine. Napoleone qui non ha avuto il tempo di introdurre i suoi decreti, impegnato piuttosto a gestire la sua catastrofica ritirata. La tristezza o malinconia dei luoghi è compensata dal verde dei cipressi e dalle panchine su cui ci si può sedere a riposare, leggere e filosofare, e dall’usanza di bere un bicchiere col morto, versando un sorso di birra o di vodka sulla tomba.
Prima di entrare leggo dalla guida del Touring alcuni versi del poeta Velimir Chlebnikov, oggetto della tesi di laurea dello scrittore Paolo Nori, traduttore e grande conoscitore della Letteratura russa. Ecco i versi di Chlebnikov, che è qui sepolto: “Quando stanno morendo, i cavalli respirano,quando stanno morendo, le erbe si seccano, quando stanno morendo, i soli si spengono, quando stanno morendo, gli uomini cantano delle canzoni”.
Superata la soglia d’ingresso un grande pannello esplicativo ci fa capire che le tombe sono collocate per settori e i nomi in cirillico accompagnati da un numero: ciò dovrebbe aiutarci a orientarci nella ricerca dei personaggi.
Ci proviamo, ma siamo subito in difficoltà: nelle tombe non c’è traccia dei numeri, e i nomi in cirillico sono una barriera quasi insormontabile, nonostante gli sforzi di Luigi, eletto glottologo del gruppo. Siamo quasi sul punto di arrenderci quando, nell’intricato labirinto, spunta la nostra salvatrice: una signora, armata di gentilezza, e di una pianta del cimitero, ci indica alcune tombe.
La prima che visitiamo è quella di Nikita Sergeevič Chruščëv. Il busto bronzeo col viso pacioccone di Sergeevič è collocato tra blocchi di pietra squadrati bianchi e neri. Pare che lo scultore Ernst Neizvestny, volesse rappresentare il contrasto di luci e ombre che caratterizzò la vita del personaggio, gli opposti che si incontrano. Ciò vale per tutti noi. Unico leader del PCUS a non essere sepolto nel Cremlino, quasi dimenticato e rimosso dalla storia russa, a me piace ricordarlo per lo storico Rapporto segreto al XX Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica quando, il 25 febbraio 1956, Chruščëv denunciò i crimini di Stalin, di cui peraltro era stato collaboratore. Quel rapporto diede uno scossone irreversibile a tutto il movimento comunista nel mondo.
Ci spostiamo, sempre su indicazione della nostra salvatrice, alla ricerca della tomba di Vladímir Vladímirovič Majakóvskij, Il busto del grande poeta della Rivoluzione d’Ottobre poggia su una stele scura sullo sfondo di marmo rosso amaranto. Il viso di Majakóvskij appare corrucciato, gli occhi sfidano il cielo.Ricordo le parole d’addio del poeta, poco prima del suicidio:«A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi.”
Noi, nel rispetto dei voleri del morto, non facciamo commenti, ma ci chiediamo perché la Russia, dopo la Rivoluzione a cui molti di loro aderirono e credettero, abbia sacrificato i suoi migliori talenti, ribelli e sognatori. Come Majakóvskij, anche Esenin e Blok si suicidarono, mentre Osip Ėmil’evič Mandel’štam sarebbe scomparso, senza tomba, tra i ghiacci di un campo di concentramento nei pressi di Vladivostok.
Che dire della tomba di Anton Pavlovič Čechov? Sembra una piccola casa dove vivono i personaggi dei suoi magistrali racconti, oppure è il richiamo alla sua dacia in Crimea dove sperava di poter guarire dalla tubercolosi.
La tomba di Nikolaj Vasil’evič Gogol, non troppo distante da quella di Čechov, è circoscritta da una robusta recinzione in ferro: che il defunto non voglia, a mo’ di compagnia, trattenere con sé Le anime morte, oppure menarci per Il Naso con il suo gusto per il grottesco?
Ci spostiamo verso Michail Afanas’evič Bulgàkov, altro maestro del grottesco. Forse è per questo che non è troppo lontano da Gogol, il suo autore preferito, con cui può tranquillamente discorrere di Diavolerie, Uova fatali, Cuore di cane.
La sua tomba è piena di fiori freschi, garofani, rose, mancano solo le margherite, riservate al Maestro del suo capolavoro..
Un vociare di donne ci porta ad un’altra tomba. – Mira aquí está la tumba de Stanislavskij – Noi latini non siamo silenziosi come i russi…anche nei cimiteri alziamo i toni. Konstantin Sergeevič Stanislavskij ha insegnato agli attori l’arte dell’immedesimarsi nei personaggi e di sicuro avrebbe dato dei consigli alle signore spagnole, e a noi, di come governare la spontaneità e le emozioni.
Il tempo si è fermato per una mattinata, in quest’angolo di città, tanto amato dai moscoviti. Altri personaggi meritavano una visita: Sergej Ėjzenštejn, Nazim Hikmet, Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, Sergej Sergeevič Prokof’ev, Andrej Sacharov, in questo cimitero che offre la possibilità di un viaggio enciclopedico nella storia della Russia.
È ora di riprendere la metropolitana, con i suoi ritmi forsennati e con i suoi capolavori per cui vale pena saltare qualche coincidenza: anche qui, se si vuole, il tempo si può fermare.
Tonino Sitzia
Un Insolito racconto nella Mosca dei grandi eroi sapientemente narrato da Tonino Sitzia! Grazie per avermi ricordato il mio viaggio in Russia.