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Quasi un racconto della “Giornata della memoria” -Liceo Euclide Cagliari, teatro Elmas

GIORNATA DELLA MEMORIA
Liceo Euclide Cagliari – Teatro Elmas 1 febbraio 2019

Le ragazze e i ragazzi -pantaloni neri e camicia candida- a turno leggono su foglietti bianchi i passi dattiloscritti che il prof. Claudio Facchinelli ha scelto dal libro “Un ragazzo ebreo nelle retrovie” di Luigi Fleischmann.
I foglietti, dopo ogni lettura, lasciati cadere volteggiano un poco e si posano ai piedi del leggìo.
(Le parole scritte e dette che tornano alla terra per fecondarla e perpetuare una memoria?).
Quest’anno per la “Giornata della memoria” “Equilibri” ha invitato il prof. Facchinelli che ha curato, per l’editrice “La Giuntina”, la pubblicazione del libro.
La prefazione del prof. Facchinelli, datata Milano settembre 1999, comincia subito informandoci del manoscritto di Luigi Fleischmann, un giovane ebreo, che nel 1943 ha appena 15 anni e che scrive nel 1947 in un quaderno -una sorta di diario- di episodi, di fatti svoltisi a Navelli, un paesino d’Abruzzo, tra il Gran Sasso e La Maiella, dal 1943 al 1944.
“Del manoscritto di Luigi Fleischmann ho avuto in mano, lo scorso aprile” -scrive Facchinelli nella prefazione- “la stesura originale. E’ un quaderno rilegato artigianalmente, scritto con un inchiostro un po’ sbiadito […] Il testo è pressoché identico a quello dell’edizione sulla quale avevo lavorato, trascritta sempre a mano ma tutta in maiuscolo, che Luigi mi aveva consegnato tre anni prima”.
E ancora: “L’autore ha quindi 19 anni quando da forma di racconto, scandito a volte in giornata o addirittura in ore, agli appunti che ha cominciato a prendere subito dopo la liberazione, nel 1944, allo scopo di fissare sulla carta, e trasmettere a un ipotetico lettore, l’esperienza appena vissuta, percepita come importante e terribile”.
Apprendiamo che “Luigi Yehuda Shlomo Fleischmann era nato a Fiume (ora Rjeka in Croazia) il 17 aprile 1928 da famiglia ebraica”. Che il padre proveniva dalla Moravia e la madre era austriaca.
Che allo scoppio della guerra il padre viene internato, secondo le leggi razziali del 1938, essendo ebreo.
Dall’aprile del 1943 la famiglia Fleischmann si trova a Navelli con altri ebrei e alcuni confinati politici.
Luigi illustra alcuni episodi, da lui vissuti e narrati, con disegni dal tratto essenziale, scabro che denotano un certo talento…
Le ragazze e i ragazzi si avvicendano nella lettura dei brani scelti; i disegni, corrispondenti agli episodi, vengono puntualmente proiettati su uno schermo; i foglietti cadono volteggiando un poco: c’è silenzio e attenzione nell’aula magna del liceo Euclide; così come a Elmas la sera nel teatro, tra un pubblico adulto.
Le parole dei brani recitati evocano le immagini della guerra: concitazione, esplosioni, incendi; l’ansia e l’angoscia nell’attesa dei rastrellamenti tedeschi; o anche rari e brevi momenti di tregua nella sofferenza quotidiana. L’esercito tedesco ora è truppa d’occupazione e in esso agiscono i corpi speciali delle SS.
La natura indifferente sempre (sia quando aggiunge pena con la rigidità del clima; sia quando si risveglia nuova di fiori e di farfalle) mentre imperversa la guerra con il suo rimbombo.
Il fronte bloccato, gli inglesi che tardano a respingere i tedeschi e a liberare quel territorio.
Luigi si sofferma, ben dentro tutto questo male, a considerare la bellezza del bosco, il canto degli uccelli…E le ragazze e i ragazzi allora leggono parole leggere.
Ma c’è anche la lettura dura essenziale, quasi da referto clinico: il corpo dell’aviatore inglese, abbattuto dalla contraerea, smembrato, i pezzi sulla neve arrossata dal sangue…
E qui il silenzio e l’attenzione del pubblico si fanno più profondi, come irrigiditi nella tensione.
Bravi, e a loro va un grazie e un applauso, i ragazzi e le ragazze dell’Euclide. E un ringraziamento particolare al professor Claudio Facchinelli che ha scelto i brani e li ha commentati ad ogni lettura.
In conclusione applausi del pubblico, sinceri, sentiti: i ragazzi, le ragazze rispondono con un inchino. Grazie, grazie ancora.

Segue un concerto di musiche klezmer a cura dei “Ghetta a bibere social group” -Straordinari: ci hanno portato anche la malinconia struggente delle canzoni zigane, che contengono pure ritmi d’un’allegrezza velata.
Applausi e bis (concesso). Ancora applausi e un grazie sincero anche a loro.

E così è trascorsa la “Giornata della memoria”. Memoria di che cosa? Memoria della Shoah.
La Shoah è stata un’immane persecuzione.
Enormità, specificità, unicità di questa catastrofe: non c’è paragone con qualsiasi altro crimine contro l’umanità.
a) Per l’entità enorme (i numeri); b) per le motivazioni: il solo fatto d’essere ebrei bastava per essere uccisi, per entrare nei programmi di sterminio…c) Per l’intensità atroce e la razionalità industriale con la quale lo sterminio è stato portato avanti dalla Germania nazista. Per la fredda pianificazione.
Una elite culturale e scientifica ha prima appoggiato il nazismo e poi organizzato e realizzato lo sterminio…
Filosofi, antropologi, giuristi, sociologi, economisti, architetti, impegnati in questo compito, o comunque plaudenti.
Nei confronti degli ebrei ci fu un accanimento speciale, una determinazione inesorabile. L’obiettivo era innanzitutto lo sterminio di un popolo. I numeri della tragedia ebraica non hanno paragoni.
Ma altrettanto feroce fu la persecuzione (rimasta in ombra o rimossa) del popolo zingaro: Rom e Sinti soprattutto con 500 mila uccisi.

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