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Elmas: per Santa Caterina non c’è più tempo da perdere

Il cancello di ingresso alla Chiesa di Santa Caterina in territorio di Elmas

Chi si avventura a fare due passi, per diletto,  per curiosità, magari per nostalgia di tempi  passati, verso la Chiesa di Santa Caterina in territorio di Elmas, fa fatica a districarsi tra l’erba alta e i rifiuti di vario genere che hanno coperto la vecchia strada, alcuni sostengono residuale di una precedente strada romana, che portava al passaggio a livello (ormai scomparso), e dal cui attraversamento poi si accedeva alle fertili vigne e alla chiesa campestre, fondata dai Monaci Vittorini nel 1079.  Da lì, in passato, passava la processione che, il primo lunedì dopo la Pentecoste  portava il simulacro della Santa nella chiesa per dar corso ai festeggiamenti religiosi e civili.

Di questi tempi l’accesso obbligatorio è quello che fiancheggia il campo sportivo, costeggia il Rio Sestu, passa sotto il ponte ferroviario e ci si affaccia in quello che gli anziani chiamavano “Su domianariu de Santa Caterina”.A questo punto ci si imbatte in una rete metallica che segna un “Proprietà privata. Divieto di passaggio”

A chi, come il sottoscritto, conosce le alterne vicende di quel territorio, quella rete appare come uno sfregio e un monito ad un mancato esercizio dell’autonomia amministrativa che, se correttamente esercitata dal 1990 ad oggi, avrebbe dovuto portare all’acquisizione di quel bene come proprietà pubblica a disposizione della collettività. Se poi, trasgredendo il divieto e saltando la rete metallica, ci si avvicina alla chiesa, lo sfregio si fa rabbia: le erbacce la circondano, ne impediscono l’entrata, la struttura è fatiscente e una parte del muro di cinta è caduta tanto che chiunque può entrare e continuare l’opera di degrado.

Il crollo di una parte della cinta muraria che circonda la Chiesa, di cui si intravede l’abside

A questo punto non c’è più tempo da perdere: occorre, in  attesa di un necessario e urgente restauro, una messa in sicurezza della chiesa e di tutto il complesso, col concorso della Sovrintendenza (la chiesa è sottoposta a vincolo architettonico relativo al bene paesaggistico ex art. 136 del D. Lgs. 42/2004), della SOGAER, attuale proprietaria dell’area, e del Comune di Elmas.

Torna alla mente, in un rapido flashback,  l’interpellanza del gruppo comunista al presidente della Giunta regionale del 15 luglio 1986 (primo firmatario Giovanni Ruggeri) in cui, tra l’altro, si chiedeva di “porre in essere gli opportuni atti finalizzati a recuperare al patrimonio pubblico i fabbricati ed i terreni espropriati e così restituire gli stessi alla fruizione sociale” (allora esproprio di 47 ettari dall’ETFAS a favore di una società sportiva di equitazione che aveva lo scopo, come foglia di fico utile all’acquisto, il miglioramento della razza anglo araba).

Sono passati 33 anni. Molte e complesse vicende si sono susseguite, con un aggrovigliarsi di problemi da quando nel 2010 la Sogaer, l’Ente di Gestione dell’aeroporto di Cagliari Elmas, presentò il suo Master Plan, il piano di sviluppo per adeguare, in un arco temporale che arriva fino al 2024, strutture e servizi atti a mantenere gli standard di aeroporto di interesse nazionale e internazionale. Il PSA (Piano di Sviluppo Aeroportuale) andava a confliggere con gli ambiziosi progetti di Massimo Cellino che, nello stesso anno, aveva  acquistato i circa 30 ha di Santa Caterina con l’idea di costruirvi il nuovo stadio del Cagliari, attraverso un accordo col Comune di Elmas che donava gratuitamente 8 ha compresa la chiesa che l’imprenditore, in cambio,  avrebbe trasformato in parco.

Sappiamo come è andata: il contenzioso apertosi con la Sogaer e l’ENAC, ente sovraordinato, ha vanificato l’ipotesi stadio e nel 2017, l’intera area contesa è stata acquistata dalla società di gestione dell’aeroporto, che sta portando avanti il suo Master Plan, comprendente l’ampliamento verso l’abitato di Elmas, e in prossimità dell’area di Santa Caterina, con la costruzione, ormai in stadio avanzato, del nuovo piazzale aeromobili dell’aviazione generale.

Il comune di Elmas, un comitato di cittadini appositamente costituitosi, la collettività intera,  si sono fatti portavoce in questi anni più recenti dell’impatto di tale intervento sul proprio territorio, in un’area sensibile sia sul piano ambientale, storico archeologico, e simbolico. Si sono susseguiti diversi atti formali. In sintesi: tre Conferenze dei Servizi (infruttuose) alla presenza di tutti gli enti e soggetti interessati (compresi l’ENAC, il Ministero dei Trasporti e dell’Ambiente, la RAS), pronunciamenti del Consiglio Comunale di Elmas, un Accertamento di Conformità urbanistica (Ministero dei Trasporti), una Valutazione di Impatto Ambientale (Ministero dell’Ambiente), e un successivo Studio di VAI (Sogaer), un pronunciamento della Giunta Regionale (27.03.2015), in cui si esprime parere favorevole al PSA a condizione di un ridimensionamento dell’intervento e alla messa a disposizione del Comune di Elmas di “parte di infrastrutture ex militari, non funzionali al futuro sviluppo dell’aeroporto civile, al fine di un loro utilizzo a fini sociali”.

Il tetto scoperchiato nel caseggiato a fianco della Chiesa

Non è vero che non si è fatto niente. Proprio il parere della Giunta, sollecitata dalla pressioni del comune (seconda legislatura Piscedda) e dai rilievi del VIA, hanno portato ad un ridimensionamento della superficie parcheggi per gli aeromobili, che si sono ridotti da 30 in origine a 10, e a una significativa riduzione delle aree pavimentali (circa l’80%).

La Sogaer si è impegnata a riservare un “area verde (più o meno gli 8 ha promessi da Cellino) allo scopo di mitigare l’inquinamento gassoso e acustico legato alle manovre sui piazzali degli aeromobili di aviazione generale. Su tale area verde, destinata alla pubblica fruizione, è prevista la piantumazione di specie arboree ed arbustive autoctone”.

Nella sostanza tuttavia, e a distanza di tanti anni, resta valida la richiesta contenuta nella  vecchia mozione del gruppo comunista del 1986 , “recuperare al patrimonio pubblico i fabbricati ed i terreni espropriati e così restituire gli stessi alla fruizione sociale”.

I circa 16 ha che vanno dalla Chiesa al Rio Sestu, al di qua della ferrovia e fatta salva la relativa fascia di rispetto, del tutto inutili a servizi aeroportuali, dovrebbero essere ceduti gratuitamente dalla Sogaer al Comune di Elmas, a compensazione di quelle aree che hanno consentito il concretizzarsi del Master Plan. I 16 ha potrebbero essere pianificati ad area parco in chiave di ricucitura del territorio a valenza ambientale (vicinanza a Santa Gilla) e storico/archeologica (Santa Caterina, Pozzo Medievale, Tanca ‘e Linarbus).

Tonino Sitzia

Maggio 2019

P.S.: Ringrazio Franco Murgia, consigliere comunale del Comune di Elmas nella penultima legislatura, per le informazioni di natura tecnica.

 

 

 

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6 Commenti

  1. E’ verissimo, ” i fatti rimangono quelli che sono”… Perciò basta leggersi gli atti per verificare che grazie alle modifiche al piano urbanistico comunale fatte dalle mie Amministrazioni nessuno su quelle aree potrà mai più fare niente, che gli aerei non potranno mai più avanzare verso il paese, e che il parco lo farà la Sogaer a spese sue. Questo è fare gli interessi del paese, non invece consentire a chicchessia di costruire su 16 ettari per averne in cambio altri 16. Per quanto riguarda la Chiesetta, questa Amministrazione poteva già averla esercitando il diritto di prelazione spendendo appena 10mila euro. Fossi stato io Sindaco lo avrei fatto, ma il Sindaco non sono più io. Penso comunque che la Sogaer non se ne faccia nulla della Chiesetta, e anzi non veda l’ora di liberarsene, per cui immagino che a breve ce la cederà, spero gratuitamente, come spero che prima di darcela metta anche in sicurezza Chiesette e pertinenze.

  2. l’unico consiglio comunale che intervenne in forma fattiva e provvidenziale nei confronti del degrado della chiesetta fu quello dell’amministrazione Mura 1997 -2001 che intervenne con un progetto di restauro di cento milioni di lire che permise il rifacimento del tetto e il rafforzamento delle parti murarie, ogni altra amministrazione seguita ha trattato la problematica sempre in modo strumentale, più attenta alle pressioni per l’utilizzo delle aree che alla riconquista della fruibilità del piccolo monastero, e, aldilà di ogni complicatissima spiegazione i fatti rimangono quelli che sono, chi ha modificato il piano urbanistico comunale di Elmas non ha tutelato l’interesse della comunità nel comparto di santa Caterina , il piano originale prevedeva che a Elmas tornassero gratuitamente la chiesa e sedici ettari per un parco, a modifiche avvenute , a sfacelo ormai incontenibile, ad Elmas non resta nulla, se non gli aerei dentro casa e una grande confusione amministrativa, priva di soluzioni valide per la risoluzione del problema santa Caterina.

  3. manca un passaggio fondamentale, anzi due :
    il primo è cosa prevedevano le norme di attuazione del Puc approvato dall’amministrazione Ruggeri nel 1995, il secondo è chi e perchè modificò quelle norme che prevedevano che ogni intervento in quel comparto doveva sottostare alla cessione gratuita al comue di Elmas della metà dell’area e della chiesa.

  4. Siete a conoscenza del furto della campana della chiesetta, dentro la chiesetta cerano dei quadri con dei lampadari datati 1922 donati da una paesana mi chiedo che fine hanno fatto è se è stata fatta denuncia?? Grazie

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