Ricordi e odierno tran tràn
Dalla nuvolaglia sparsa
discende un’aria scipita
– velario meschino.
Un vento scialbo
agita rifiuti agli angoli,
un vento ripiegato
a mulinare polveri
e detriti vari – intristito
orfano del mare barbagliante
e delle vaste tersità. Altro vento:
era di maggio d’un anno lontano
e le rose, le rose…
Quanto, quanto tempo! E’ vano riandarvi?
Ah i balconi e le colline
– azzurre di lontananza –
le terrazze, le vele, gli orizzonti.
Le poesie di Gabriele, questa come altre pubblicate nel sito di Equilibri, sono altamente evocative (una costante, dunque uno stile?), nei contenuti e nel linguaggio. Nei contenuti la Natura, come paesaggio e animali misteriosamente collocati nell’Universo, evoca presenze, rimandi, richiama ricordi, lontananze di spazio e tempo, mai direttamente nominati, ma, appunto, evocati. Per esprimere tali sentimenti ci deve essere un linguaggio: una scelta delle parole che a volte possono apparire arcaismi, in un tempo, il nostro, in cui il linguaggio si è impoverito a tecnica, ma che in poesia, da sole, ed è la sua forza e unicità, evocano immagini. Esempi (in questa poesia): aria scipita, velario meschino, mare barbagliante, vaste tersità, ecc…
La tua bella e malinconica poesia mi ha richiamato alla mente una canzone napoletana che amo molto “Era de maggio”. Il difficile momento che stiamo attraversando ci rende tristi, preoccupati, malinconici ma ritornerà maggio e anche le rose rifioriranno…