E vado a ricercare,
a volte, e ripercorrere,
affaticando il passo,
quel tratturo antico,
tra umili erbe
ormai ricoprenti il selciato,
sentire il fischio del merlo,
il frullare timido
degli uccelli tra le fronde
argentee degli ulivi,
il gracchiante saltello
delle petulanti cornacchie,
lo sferragliare del treno,
tra vecchie ciminiere
e carcasse di opifici.
Un tempo, oltre lo scampanio
del passaggio a livello
erano le tracce di Semelia…
Dove sono i tuoi ruderi,
i capitelli e i cippi
delle tue dimore
sulle rive paludose,
su cui i monaci di Bisanzio
e poi i monaci del sale
costruirono la loro chiesa?
I carriaggi da tempi immemori
percorrevano la via fino a Bagnaria
e già si sentiva
il cozzare dei ferri
su quelle acque contese,
riparo dai marosi,
su quei lembi melmosi,
tra tife e giunchi
e canne fluttuanti al maestrale,
culla e rifugio
per derelitti e infetti
e su cui si dispiegarono
le alterne vicende
e le umane tragedie.
Di quei frammenti
ora non restano che ricordi
e bagliori d’infanzia,
lunghe file oranti,
balli nel sagrato,
e le cumbessias
fumanti nella festa
Tonino Sitzia
14 novembre 2020
Nota
Simbilia (Semeli, o Similia): antico insediamento di età romana nell’area di Santa Caterina a Elmas
Alziator (“I giorni della laguna”): “Nella Bolla di Gregorio VII (4 luglio 1079 diretta all’abate Bernardo dell’Ordine di San Vittore di Marsiglia, è indicata una ecclesia sancte Cathelline in Semelia