“Che cos’è la Scienza: la rivoluzione di Anassimandro” è un libro meraviglioso che dovrebbe richiamare sia lo studioso di storia antica che chi è interessato alla scienza.
Il lettore viene preso per mano lungo un viaggio che va dall’epoca di Anassimandro fino ad Einstein, passando attraverso la scienza sperimentale di Galileo, con Anassimandro sempre in mente. La sua eredità viene celebrata, collocata in modo preciso e pertinente nel mondo moderno.
L’autore
L’autore del libro è Carlo Rovelli, prima di tutto uno scienziato, un fisico teorico italiano di fama internazionale, che discute l’eredità di Anassimandro (Mileto, 610 – 546 a.c.) e come il suo metodo e le sue teorie siano state e siano tuttora rilevanti per lo sviluppo della scienza e della ricerca scientifica.
La scuola di Mileto: Talete, Anassimandro, Anassimene
Il libro inizia con una descrizione della Grecia nel VI secolo a.c. contestualizzandolo con la storia del passato, e mette in rilievo il sapere e il clima culturale di Mileto, città ricca e libera della Ionia, piccola regione sulla costa dell’Asia Minore, favorita da importanti scambi commerciali e culturali con l’Egitto.
Nel VI secolo a.c. Mileto era un luogo di pensiero pionieristico: Talete,
Anassimandro, Anassimene ed Ecateo facevano tutti parte della scuola ionica della filosofia greca nota, appunto, come scuola di Mileto.
Anassimandro studiò a fondo le idee del suo “maestro” Talete e poi avanzò
le proprie idee, soprattutto in forma scritta, e suggerendo allo stesso tempo che le idee di Talete non erano del tutto corrette. Successivamente incontrò Pitagora, che avrebbe applicato le leggi matematiche ai fenomeni naturali, basati sulle teorie scientifiche di Anassimandro.
Era così iniziato il processo di indagine scientifica, anzi era in atto la prima “rivoluzione scientifica”, l’inizio della scienza stessa.
Perché Anassimandro è il padre della scienza
La nostra conoscenza di Anassimandro non è vasta, in quanto i suoi scritti sono andati perduti.
Rimane un singolo frammento del suo lavoro e vari riferimenti di filosofi successivi ad
Anassimandro che consentono una comprensione delle sue idee e pensieri. Il frammento scritto riporta:
Tutte le cose hanno origine l’una dall’altra e periscono l’una nell’altra, secondo la necessità…
Questo frammento proviene da un libro andato perduto e scritto in prosa dal titolo Sulla natura, citato da Simplicio nel Commentario alla Fisica di Aristotele.
Alcuni degli aspetti chiave che Rovelli ritiene ragionevole attribuire ad Anassimandro come progenitore della scienza sono:
- La molteplicità di tutte le cose che formano la natura è derivata da un’unica origine, o principio, chiamato apeiron (talvolta tradotto come “l’infinito”, “l’indistinto” o “l’indifferenziato”)
- Le cause naturali dei fenomeni meteorologici (la natura ciclica dell’acqua)
- Un nuovo modello della forma e della posizione della terra (non piatto, poggiante su una base di qualche tipo, ma un sasso cilindrico che fluttua liberamente nell’universo e il sole, la luna e le stelle ruotano attorno ad esso)
- Tutti gli animali vengono originariamente dal mare.
Va anche sottolineata una ulteriore importante innovazione: Anassimandro ha scritto il suo libro sulla Natura in prosa, mentre fino ad allora si scriveva in versi.
Il compito della scienza
Rovelli chiama Anassimandro il “primo scienziato” perché fu il primo a suggerire che l’ordine nel mondo fosse dovuto a forze naturali, non soprannaturali. Definisce “la scienza come attività cognitiva” (p. 111) e ne fornisce una definizione esplicita:
“[Scienza] significa costruire e sviluppare un’immagine del mondo, vale a dire una struttura concettuale per pensare al mondo, efficace e coerente con ciò che sappiamo e apprendiamo sul mondo stesso“.
Parte dall’idea che la conoscenza scientifica sia intesa come progressione del dialogo e del dibattito basato sulla messa in discussione di alcune credenze e osservazioni su cui si basa, per cercare modifiche che si rivelino più rispondenti alla realtà e più efficaci nel descriverla.
Le scoperte avvengono quindi per tentativi ed errori: un punto di vista secondo cui sbagliare non è necessariamente una cosa negativa se fa avanzare le certezze attraverso l’esame e il pensiero critico.
Un aspetto illuminante, e l’indiscutibile novità in Anassimandro, è proprio il pensiero critico con cui lui interpreta, critica e ottimizza le teorie dl suo maestro Talete.
Rovelli assume infatti che “l’obiettivo della ricerca scientifica non è fare previsioni quantitative corrette, ma <comprendere> come funziona il mondo ….. La ricerca scientifica è il processo di modificare e migliorare in continuità la nostra concettualizzazione del mondo, rimettendo selettivamente e continuativamente in discussione”. (p. 113)
Grazie per questo commento. La lettura del libro è veramente appassionante e in grado di fornire tante risposte.
Per rispondere alla prima domanda faccio riferimento a quanto Rovelli riporta a pag 59 ” Anassimandro ha applicato una semplice intuizione: se vediamo un uomo sparire dietro una casa e ricomparire dall’altro lato, allora ci deve essere un passaggio libero dietro la casa ” e dunque se ” il Sole sparisce a occidente e ricompare a oriente, lo spazio sotto la terra è vuoto.” A questo seguono anche le osservazioni della stella polare e di altre stelle e alla loro sparizione e ricomparsa per arrivare ad affermare che la Terra è un sasso che rotola nello spazio vuoto.
Per quanto riguarda la seconda domanda, Rovelli fa osservare innanzitutto come Anassimandro sia vissuto nel periodo storico nel quale Solone scrisse la “prima Costituzione democratica di Atene. In questo periodo nasce un processo di de-sacralizzazione e laicizzazione della vita pubblica…cui si accompagna la desacralizzazione e laicizzazione del sapere….. (pag . 98)” “Con Anassimandro si affaccia un nuovo sapere sul mondo, fondato su curiosità, ribellione alle certezze e quindi sul cambiamento, in antitesi col pensiero allora dominante, principalmente mitico-religioso, fondato in larga misura su certezze che non possono essere messe in discussione “… un vero rivoluzionario!
Interessante recensione che mi ha spinto a riaprire i vecchi libri di filosofia del Liceo. Con sorpresa ho notato che su Anassimandro si scrive ben poco: qualcosa sull’apeiron e sulla sua concezione della Terra sospesa nel vuoto. La domanda che mi sono posta é la seguente: come ha fatto a intuire che la Terra é sospesa nel nulla?
Inoltre, affermare che la realtà é dominata dalla Natura e non da una divinità e che la scienza é una continua evoluzione, per un Greco vissuto nel VI secolo a.C., é qualcosa di veramente rivoluzionario.