La corrente elettrica è il transito degli elettroni degli atomi dello stesso materiale conduttore che, a causa di un delta di potenziale, si spostano lungo un cavo ‘trasportatore’. Un fenomeno di tipo speciale perché il cavo non è un inerte condotto, ma elemento attivo – gli elettroni si agitano e veloci vanno a formare un flusso compatto.
Il passaggio di questa energia elettrica dentro un conduttore (i fili di rame delle linee elettriche che vediamo sostenute da grandi tralicci; o quelli che collegano alle prese i nostri elettrodomestici) produce un campo magnetico attorno al filo. A sua volta una spira immersa in un campo magnetico, al variare, ruotando, del suo esporsi alle linee del flusso (da un massimo di esposizione, ad un minimo) genera nel filo una corrente elettrica.
Che cosa sono i generatori di corrente? Sono grandi e complessi ‘motori’ di tante spire avvolte secondo vari intrecci, immerse in un campo magnetico che ruotando producono variazioni di flusso magnetico inducendo nei fili una corrente elettrica, inviata poi alla rete di trasporto.
Questi motori o rotori devono girare per produrre l’energia elettrica. Girano perché le pale delle turbine di cui sono dotati vengono investite da un getto d’acqua o di vapore. Un getto d’acqua quando si sfrutta il ‘salto’ delle dighe nelle centrali idroelettriche. Un getto di vapore a grande pressione prodotto bruciando un carburante (carbone, derivati dal petrolio, altro). L’umanità è ancora alle prese con una ‘civiltà del fuoco’.
Come funzionano le centrali atomiche di produzione elettrica? Il principio è lo stesso, cambia il carburante che è dato da sostanze radioattive. Una minima quantità di materiale produce una grande quantità di calore, dunque di vapore da ‘sparare’ sulle pale delle turbine. Sarebbe la soluzione al grande inquinamento dato dai combustibili fossili. Il problema sono le scorie radioattive rilasciate in questo processo. Un problema che ipoteca il futuro per millenni: il tempo di decadimento, infatti, della radioattività può arrivare fino a diecimila anni.
Ora si sente parlare di centrali atomiche di quarta generazione. Le quali sembrerebbe che producano quantità di scorie così esigue che i tecnici e gli ‘esperti’ dicono “vicine allo zero”. Se ciò fosse vero avrebbe senso, sarebbe giusto e necessario continuare a rinunciare all’energia nucleare? Varrebbe, allora, sarebbe auspicabile il computo dei rischi e dei benefici?
Spaventa, comunque, l’imponderabile sempre incombente – un guasto non previsto per il quale non è più possibile controllare la combustione atomica. O un evento naturale come, per esempio, uno tsunami di enormi proporzioni che investisse una centrale nucleare mettendola fuori controllo…
Ho voluto porre questi interrogativi che toccano un nervo scoperto e nevralgico non solo di intere comunità nazionali, ma dell’intera comunità mondiale.
Nel nostro piccolo di Equilibri, Anna Musinu e Mariano Casu potrebbero intervenire per puntualizzare ed arricchire il dibattito. E chiedo pure loro di segnalare imprecisioni o questioni da me mal poste.