Premessa
Le zone umide hanno un importante funzione ecologica, sia come regolatori del regime delle acque che come habitat di una particolare flora e fauna. Nel tratto esaminato, in particolare nelle aree peristagnali, è da rimarcare la ricchezza floristica e faunistica, nei diversi periodi dell’anno e nell’alterarsi delle stagioni. Seppure S.Gilla costituisca un sistema complesso e integrato, vale a dire che non valorizzarne un tratto significa impattare negativamente sull’intero compendio, le aree di pertinenza di Santa Gilla a Elmas, hanno una propria specificità ed esigenza di valorizzazione, tutela e fruizione sostenibile.
Il circuito da via Salicornia a Sa Mura 2
La via Sacchi è la strada asfaltata che fiancheggia perpendicolarmente il quartiere di Giliacquas, si prolunga con un lungo rettilineo fino al ponte sul Rio Giaccu Meloni, per poi assumere il nome di via Sa Mura e proseguire fino al confine col comune di Assemini.
Dopo il ponte e subito sulla sinistra un cartello stradale indica la Via Salicornia. Non poteva esserci nome più pertinente: i salicornieti sono uno dei simboli dello Stagno di Santa Gilla, come i giuncheti e i canneti.
Proprio all’inizio di via Salicornia un alto totem con videocamera vi accoglie. È un totem parlante. Alto e allampanato sopra la vostra testa, non appena lo si supera, in macchina o a piedi, scandisce in modo deciso: “Attenzione! Avete violato un’area protetta, sarete segnalati alle autorità competenti…”.
Sul momento siete presi da un certo sconcerto, “Chi ci controlla?” “La segnalazione alle autorità avrà conseguenze amministrative o penali?” “Non capisco…sto semplicemente passeggiando verso lo stagno e vengo cazziato da un totem…da un palo parlante…”.” Non credo che mi arrivi una segnalazione per il fatto che sto passeggiando armato di macchina fotografica, o mi voglio semplicemente sgranchire le gambe godendomi il panorama…”
Dopo lo sconcerto emotivo, e man mano che si percorre la strada sterrata verso i bordi dello stagno, subentra la riflessione: come mai questo tratto di strada non è curato come meriterebbe?
La via Salicornia è uno sterrato polveroso d’estate e fangoso d’inverno, e non è per niente agevole percorrerla. Sulla destra è costeggiata da una serie di case di proprietà privata, mentre sulla sinistra, da subito ciuffi di giunchi e canneti lambiscono le rive, e nella sponda opposta un lungo viale di eucalipti ne accompagna il corso.
La vegetazione sulle due rive è rifugio delle più comuni specie acquatiche di ambiente lagunare, le folaghe, le gallinelle, qualche germano e qualche timida garzetta. Nella foce del rio Giaccu Meloni prima della confluenza nello stagno sono andate formandosi delle isole di vegetazione, in particolare salicornie, dove le diverse specie di avifauna trovano riparo e rifugio. Sulla destra dello sterrato della via Salicornia, oltre le case private, si apre la grande area della ex Boscosarda ora adibita ad uso zootecnico estensivo, e dedita al pascolo di ovini, da parte di proprietari che ne gestiscono una azienda e relativa casa colonica.
In cielo svolazzano le cornacchie, e qualche gabbiano, e sul dorso delle pecore al pascolo si vedono gli aironi guardabuoi, con la loro livrea bianca, il collo corto e il becco giallo. Sono timidi uccelli che si fidano più delle pecore o dei bovini che degli uomini. Nei manuali scientifici si legge che essi sono arrivati in Sardegna nel 1985 e che “Frequentano gli ambienti umidi ma anche i campi arati e seminati, dove sovente seguono i trattori durante le fasi di lavorazione dei campi”.
La via Salicornia termina sulle rive dello Stagno, laddove la foce del rio separa questo tratto di laguna dal quartiere di Giliacquas e basterebbe un ponticello in legno per consentire un’unica passeggiata.
Ai bordi dello stagno non è raro vedere, anche da vicino, gruppi di fenicotteri, sa genti arrúbia, su mengoni, che con il loro becco incurvato scandagliano i fondali. Sono animali gregari che temono l’uomo e spesso, al nostro accostarci, prendono il volo, e allora il loro piumaggio rosso e nero si nota in tutto il suo splendore. Lungo la linea del bagnasciuga domina la vegetazione stagnale e sulla destra le rimesse in lamiera dei pescatori, i pontili improvvisati, le barche su cui si posano i gabbiani e le garzette, le nasse appese al sole, i numerosi gatti che indolenti accompagnano il loro lavoro. C’è disordine, immondezza, rifiuti abbandonati, addirittura vecchi e sfatti divani buttati tra la vegetazione, e non è un bello spettacolo. Eppure, l’impressione di degrado viene mitigata dall’odore salmastro di stagno, dai fiori delle erbe spontanee tipiche delle aree umide, dai colori che si alternano nell’arco della giornata e delle stagioni. Percorrere questi tratti di Stagno è sempre bello, e i tramonti sono uno spettacolo.
Superato il villaggetto dei pescatori, mentre sulla destra si prolunga l’area a pascolo, si arriva al bivio per la strada sterrata di Vico Sa Mura 2, dove il percorso può continuare e concludersi.
Un ultimo sguardo al panorama: sulla destra il profilo dei monti di Capoterra, le pale eoliche dell’impianto di Macchiareddu, le ciminiere dell’area industriale; di fronte lo stagno con le canne dei bertavelli, il profilo dell’Aeroporto, sulla sinistra all’orizzonte lo skyline della città di Cagliari, con l’inconfondibile sagoma del castello e delle torri, sulla sinistra ancora Giliacquas, il quartiere.
Ora il percorso può continuare. A colpo d’occhio prevale la visione dello stato di abbandono e di scarsa considerazione della sua importanza e della funzione ecologica di quest’area, e verrebbe voglia di scappare: sul lato sinistro della strada, e proprio all’inizio, un enorme tubo in ferro, adagiato in prossimità delle riva, probabilmente un residuo delle operazioni di dragaggio dei fanghi tossici, realizzate a metà degli anni ’80 per il risanamento dello Stagno, che era stato chiuso ad ogni attività nel 1974 per il suo stato di grave inquinamento. Nessuno si è mai degnato di spostarlo.
Si prosegue lungo la strada e sulla sinistra ancora cumuli di detriti i più disparati, tracce di ripetuti incendi del passato, ma anche più recenti (l’ultimo dei quali nell’agosto 2022).
Sembra incredibile, ma proprio quest’area vasta, apparentemente insignificante, pare ancora di proprietà degli Asquer, martoriata dall’inciviltà dell’uomo, è quella più ricca di biodiversità, come si evince dall’approfondimento che fa seguito a questa introduzione.
Il percorso si conclude con un lungo viale di eucalipti, e proprio alla fine del cammino, l’amico totem, gemello di quello di Via Salicornia, ci rimprovera nuovamente: “Attenzione avete violato un area protetta…”
Si tratta di un’area protetta certo, ma violata dall’uomo. E il buon totem, almeno da quanto si legge dal Regolamento della Città Metropolitana che ha progettato la videosorveglianza in tutta l’area vasta, ha il compito di “controllo e situazioni di degrado in particolare relativi all’abbandono dei rifiuti (Dlgs 152/2006 e smi), tutela della sicurezza pubblica, sicurezza urbana, prevenzione e repressione reati, acquisizione elementi probatori nella fattispecie di violazioni amministrative e penali; Regolamento UE 2016/679 – Dlgs 51/2018.”
Non si parla esplicitamente di tutela ambientale, oppure lo si dà per implicito, dato che quelle aree sono classificate come ZSC. Nella globalità delle Zone Speciali di Conservazione dello Stagno (vedi PIANO DI GESTIONE DELLA ZSC ITB040023 Stagno di Cagliari, Saline di Macchiareddu, Laguna di Santa Gilla), al Comune di Elmas appartiene una piccola porzione di territorio della Laguna di S. Gilla, poco, ma è l’unico lembo di ambiente seminaturale che ci resta e dovremmo conoscerlo meglio per apprezzarlo, proteggerlo e conservarlo. Della conservazione e protezione dello Stagno di S. Gilla e delle zone peristagnali e parastagnali se ne parla da troppo tempo, e ora sembra che, finalmente, si vada ad una fase esecutiva di progetti di riqualificazione e fruizione dello Stagno, purché si parta dalla salvaguardia di un ecosistema unico, evitando eccessi di antropizzazione, così che l’uomo si adatti alla natura e non viceversa, come altre volte è capitato.
Le aree peristagnali dello Stagno di Santa Gilla: descrizione dell’aspetto floristico del percorso dalla via Salicornia alla strada sterrata di Vico Sa Mura 2
Proprio lungo le sponde del rio Giaccu Meloni, all’inizio della via Salicornia, sul lato sinistro della strada, dove l’acqua è più dolce, crescono alcuni cespugli di Juncus acutus e Juncus subulatus (Juncaceae) e le canne (Fragmitis australis e Donax arundo).
Ben presto si raggiunge la foce del rio e si possono ammirare bellissime distese di salicornieti con tonalità di colore diversi a seconda della stagione (tendenti al rosso in autunno- inverno), fragmiteti (cannuccia di palude) e lungo le sponde alcune erbe caratteristiche di suoli salsi, come la Limbarda chritmatoides (Enula bacicci), e altre più comuni.
La flora naturale presente sulle rive dello stagno è rappresentata prevalentemente dalle piante alofite, che vivono in ambienti estremi (zone costiere, spiagge, deserti, lagune salate). Esse presentano adattamenti morfologici e fisiologici che le consentono di sopportare condizioni svantaggiose (siccità e salinità) a cui le piante normalmente non sopravvivono (mediamente sopportano una concentrazione di Cloruro di sodio compreso tra l’1-1,5%). I fusti e le foglie sono verdi, carnosi e succulenti, ricoperti di cera, o peli o spine. che limitano la perdita d’acqua.
Tra le Alofite tipiche di suoli salsi troviamo numerose piante appartenenti alla famiglia delle Chenopodiaceae:
– Il genere Artrhrocnemum con le specie A. Fruticosum e A. Glaucum, arbusti cespugliosi perenni e bassi, comunemente dette salicornie, difficili da distinguere a prima vista. Vivono dentro l’acqua e nei suoli salsi. L’A. Fruticosum tollera una salinità maggiore rispetto all’A glaucum e fiorisce un po’ prima;
– Il genere Salsola con la specie Salsola soda erba annuale che con la maturità si colora di rosso;
– Il genere Suaeda, con le due specie S. vera e S. maritima. La prima è una pianta cespugliosa perenne, la seconda è un’erba cespugliosa annuale;
– Il genere Atriplex, con le specie A. portulacoides (o Halimione portulacoides) tipica delle zone umidesalse e A. hastata, erbe perenni cespugliose prostrate o erette;
– il genere Limbarda, con la specie L. crhritmoides, che a partire dalla tarda estate fiorisce colorando di giallo la riva e le sponde del rio.
Si trova persino Beta vulgaris, la comune bietola alimentare.
Tra le piante della famiglia delle Poaceae, caratterizza l’ambiente la Phragmitis australis, (cannetti più fitti sono presenti lungo la riva oltre il bivio di Vico sa Mura II.
Altre erbe che caratterizzano la riva e le aree peristagnali, sono:
-I piccoli cespugli di Limonium spp., che fioriscono da luglio fino a tarda estate;
-Le erbe tappezzanti il suolo della famiglia delle Franckeniaceae (F. laevis e F. pulverulenta) e della Caryophillaceae (Spergularia rubra e S. media), fiorite nella prima primavera e in autunno.
Nella riva dello Stagno, in modo discontinuo e rado, crescono i cespugli di Salicornie arbustive, Sueda spp.in associazione con Alimione portulacoide.
Tra le Asteraceae caratteristiche delle zone umide, s’incontrano la rada Aster tripolium, a fiori viola e gialli (più frequente verso il bivio per Vico sa Mura II), e il più comune Senecio leucanthemifolius a fiori gialli.
Sempre lungo la riva dello stagno è presente la rada Malva arborea (Famiglia delle Malvaceae), pianta erbacea perenne dai fiori violetti e foglie vellutate. È presente anche l’erba invasiva naturalizzata Cotula coronopifolia (Asteraceae), ritenuta infestante dei pascoli e coltivi e capace di adattarsi ai diversi substrati, di riprodursi sia per seme che per via vegetativa (talea, stoloni, rizomi ecc).
In primavera dominano erbe presenti in tutto il territorio della laguna, l’Anthemis cotula dai fiori bianchi e gialli, Lolium rigidum, il rado Polypogon subspathaceus, il Lagurus ovatus, e, tra le erbe a fiori gialli presenti nelle diverse stagioni, Il Sonchus tenerrimus, Sonchus oleraceus, la Calendula arvensis, Plantago coronopus ecc.
Tra le piante esotiche naturalizzate, tapezzanti l’area attorno alla riva, si trova la specie Mesembryanthemum nodiflorum (Aizoaceae).
Infine, ancora lungo le rive del rio e dello stagno, si trovano alcuni arbusti di Lycium europeum (Solanaceae), specie ritenuta in Sardegna pianta esotica naturalizzata.
Sarebbe meglio evitare la piantumazione da parte dell’uomo di piante estranee all’habitat naturale nella sponda del rio, come si nota in alcuni tratti. Viceversa bisognerebbe ripopolarlo con piante spontanee tipiche della laguna.
Tonino Sitzia e Anna Tocco