Nel 2020 il CEDS (Comitato europeo dei diritti sociali) del Consiglio d’Europa diede una buona notizia: per la prima volta in Italia il numero delle donne medico superava quello degli uomini. Il Sindacato Medici Italiani , nel 2022, riportava il seguente dato: le donne medico rappresentano il 60% della professione con punte del 75% nel Nord Italia anche se, come in molte altre professioni, ad una presenza sempre maggiore di donne non corrisponde un’analoga rappresentanza femminile nelle posizioni apicali o di vertice.
Mentre oggi le Facoltà di Medicina e Chirurgia sono frequentate soprattutto da studentesse, la strada per le donne che si sono affacciate, nel secolo scorso, nell’ambiente medico (prevalentemente maschilista) è stata lunga e impervia. Fino al 1800, le uniche attività che erano permesse alle donne dalla medicina ufficiale erano quelle di levatrice e infermiera. Le ragazze dovevano affrontare molti problemi di ordine sociale e morale oltre ai tanti pregiudizi dovuti alla presunta “inferiorità” femminile. Considerate deboli ed emotivamente instabili, con un cervello troppo piccolo per poter affrontare studi scientifici, erano destinate ad occuparsi esclusivamente della casa e dei figli. E così fino agli inizi del 1900, le donne che si dedicavano agli studi scientifici sono state osteggiate e fatte oggetto di scherno da parte dei colleghi maschi.
In questo clima così ostile alle donne e in una Italia nella quale quasi la metà degli Italiani era analfabeta, una giovane donna, Adelasia Cocco (nata a Sassari nel 1885), a ventidue anni si iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Pisa (unica donna). Rientrata a Sassari, nel 1913 si laurea (seconda donna sarda laureata in Medicina) e chiede di ricoprire l’incarico di medico condotto in Barbagia. Adelasia si scontra subito con la classe medica maschile e con il Prefetto di Nuoro che giudica la sua richiesta “ spudorata e sconveniente” ma, non potendosi appigliare a nessuna norma di legge, è costretto a firmare l’incarico. Nel 1915 ottiene il posto di medico condotto a Lollove, piccolo paese dove sostituisce il medico ucciso in un agguato.
Racconterà in un’intervista: “ Lollove è stata per me la più grossa rivincita, una vittoria del femminismo, come si dice oggi. Lungo la mulattiera che conduce alla frazione, venne assassinato a fucilate il dottor Romagna. Gli altri colleghi, dato il clima di tensione e di paura, si rifiutavano di prestare servizio a Lollove e quando il comune rivolse a me l’invito, accettai. Sul dorso di un cavallo, scortata dall’assessore comunale Predu Ferru, ogni giorno portavo il conforto della medicina alla popolazione abbandonata a se stessa. Ero costretta a guadare quotidianamente un fiume, a correre in aperta campagna tra rovi e macchioni. Non è stato facile essere accettata dalla società, c’erano troppi tabù da abbattere; ho dovuto lottare contro tutti in un ambiente ostile che voleva il cosiddetto sesso debole relegato tra i fornelli di casa”.
Nel 1928 diventa Ufficiale Sanitario a Nuoro e contribuisce all’ingresso delle donne nel campo sanitario insegnando loro le nozioni basilari di medicina. Nel 1935 è Direttrice dell’Istituto di Igiene e Profilassi di Nuoro. Negli anni successivi si dedica agli studi di microbiologia occupandosi di malaria, rabbia ed enteriti. Muore a Nuoro nel 1983 a 98 anni.
Adelasia Cocco ebbe la fortuna di vivere in una famiglia aperta e progressista; fu incoraggiata agli studi da suo padre, Salvatore, poeta, narratore e intellettuale sassarese, amico di Grazia Deledda. Nonostante sia passato più di un secolo dalla sua laurea, la strada che le donne devono percorrere per ottenere qualche riconoscimento è ancora lunga e difficoltosa. A Sassari , sua città natale, nel 2015 le è stato dedicato un parco. In tutta la Sardegna soltanto la città di Nuoro le ha intitolato una piccola via.
A tale proposito, mi piace ricordare che Il nostro Servizio Sanitario Nazionale, nato nel 1978, ha una donna come fondatrice: Tina Anselmi, prima donna nella storia della nostra repubblica a ricoprire l’incarico di Ministra, del Lavoro e poi della Sanità.
Marina Cozzolino
5 marzo 2023