18 Dicembre 2024
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Matteo Porru “Il dolore crea l’inverno”, Garzanti 2023

Capita spesso che l’incipit di un romanzo ne richiami un altro, magari per un’assonanza verbale o un colore, una particolare ed evocativa atmosfera. Così, già dalle prime pagine de “Il dolore crea l’inverno” di Matteo Porru, il “bianco del mondo “(pag.1), la neve che incombe, la stessa citazione di Rimbaud “Nient’altro che del bianco a cui badare”, nell’esergo al capitolo primo, mi ha richiamato le pagine inziali di “Cecità”, uno dei capolavori di Saramago, il Nobel portoghese del 1998.   

Il protagonista di “Cecità”, fermo ad un semaforo, all’improvviso si ritrova cieco, non può più guidare, il traffico impazzisce e a qualche anima buona che lo accompagna a casa dice “è come se stessi in mezzo ad una nebbia, è come se fossi caduto in un mare di latte”.

Il mare lattiginoso da cui Elia Legasov, il protagonista del romanzo di Porru, è avvolto come da una bianca cappa, è la neve.  Fitta, pesante, ininterrotta, si deposita  nelle dieci strade del paese di  Jievnibirsk, sulla costa del Mar di Kara, dove lui vive.

Ognuna delle duecentonovantaquattro anime morte è cieca verso l’altra. Il cielo, bianco, incombe. La solitudine raggela i sentimenti, e non comunicano tra loro se non per necessità e raramente. Il tempo sembra fermo, pietrificato dal ghiaccio. Non è un fenomeno passeggero, non accade all’improvviso, come ben sa Stalin che in quel luogo fuori dal mondo, nell’estremo nord siberiano, sul 67° parallelo nord, nel 1932, fece costruire Vorkuta, che faceva parte del sistema Gulag, luogo di lavori forzati per dissidenti e non, costretti ad estrarre il carbone in condizioni subumane. Vorkuta è uno dei pochi riferimenti reali del romanzo di Porru, il resto, luoghi e personaggi, sono immaginari, ma verosimili, compresa Jievnibirsk che è avamposto immaginario di Vorkuta.

Vorkuta

È un mondo di uomini, ed Elia fa un lavoro importante per quelle latitudini: ripulisce giornalmente le strade col suo Bestione, uno spalaneve meccanico ereditato da suo padre. Sul capannone dove è depositato, con le diverse pale ciascuna adatta alla bisogna, c’è una scritta in cirillico “FAMIGLIA LEGASOV, SPALANEVE  JIEVNIBIRSK”. Veste con orgoglio le uniformi in cui è cucita a mano lo stemma della famiglia, è metodico e preciso, abitudinario.

È un mondo di uomini, ma Elia ha tre donne: la vodka, la televisione, la madre Eva. Scambia qualche battuta con Matvej il locandiere mentre traccheggia la solita vodka con ghiaccio, e con Boris, che ha un’officina nello scantinato della sua povera dimora, e che, ormai quasi cieco si fa compagnia col cane Sobaka, un laika malandato come lui.

Con la televisione ha un particolare rapporto per via di Aurora, la bionda ragazza delle televendite notturne, sempre impeccabile, e con la quale qualche volta ci fa l’amore. La madre Eva viene evocata quando arrivano i tre stranieri, guidati da Cravatta Blu, il dottor Andrej Sobolev, che si presenta come “geologo di idrocarburi”. Eva appare, da una fotografia in bianco e nero, nitida  ma ingiallita: giovane, sorridente, con due bambini piccoli in braccio. Ai margini della foto una scritta ingiallita dal tempo: MAM, “le due sillabe uguali più belle del mondo”, commenta l’autore.

Eva è un richiamo al passato, che riaffiora in Elia come in un sogno, o un incubo, ed è un’illusione pensare che possa essere rimosso o dimenticato come fa la neve che copre tutto. Dimenticare -Ricordare: sono i due verbi che muovono il romanzo. Si agitano nell’animo di Elia e sono un monito universale anche per i lettori. Il ricordo ha poi le sue sfumature, e le sue trappole, e dialogando con Boris sulla differenza tra ricordo e rimpianto (cap.15°) Legasov dice “Il ricordo si muove, il rimpianto no: è freddo, fermo, preme su tutto. Il ricordo lo puoi cancellare, modificare. Il rimpianto rimane, non va mai via, non si copre, non si arrende”.

Il passato per Elia Legasov si materializza quando dalla neve cementificata riaffiora un cadavere, ormai totalmente decomposto: sul taschino del giubbotto una foto, e sul retro una scritta: Dimenticatemi, Georgij Legasov, il padre di Elia. Da quel momento il passato diventa la storia della famiglia Legasov, e la verità, sepolta sotto il bianco della neve, pian piano si disvela. Al lettore la curiosità di scoprirla.               

Tonino Sitzia

(Equilibri, Circolo dei Lettori di Elmas, ha incontrato Matteo Porru il 22 marzo. La presentazione del suo ultimo romanzo è stata curata da Gabriele Soro, del Direttivo dell’Associazione)  

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