Nel 1999 le Nazioni Unite, dietro richiesta delle attiviste latinoamericane, istituirono la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Venne scelta la data del 25 novembre per ricordare le tre sorelle Mirabal (Minerva, Maria Teresa, Patria) torturate, stuprate e uccise dalla feroce dittatura di Rafael Leonidas Trujillo, il 25 novembre 1960. In occasione di questa importante giornata, vorrei proporre ai lettori di Equilibri la poesia “ Cosa indossavo” di Mary Simmerling, nella quale l’autrice descrive l’esperienza di stupro vissuta nel 1987. Nel 2014 questa poesia ispirò, nell’Università dell’Arkansas, il progetto “ Com’eri vestita?”, una mostra dove vennero riprodotti ed esposti gli abiti indossati dalle vittime di stupro (jeans, magliette, pigiami, minigonne, costumini da bambini, camici ospedalieri, tute da jogging). Le immagini della mostra fecero il giro del mondo. COSA INDOSSAVO Quello che indossavo era questo: dall’alto una maglietta bianca di cotone a maniche corte con lo scollo rotondo er a infilata in una gonna di jeans (sempre in cotone) che arrivava appena sopra il ginocchio con una cintura. Sotto tutto ciò c’era un reggiseno di cotone bianco e mutande bianche (probabilmente non coordinate) ai piedi scarpe da tennis bianche quelle con cui si gioca a tennis e infine orecchini d’argento e lucidalabbra. Questo è ciò che indossavo quel giorno quella notte quel 4 luglio del 1987. Ti chiederai perché questo è importante o come possa ricordare ogni elemento in modo così dettagliato. Vedi questa domanda mi é stata fatta molte volte molte volte mi sono tornati alla mente questa domanda questa risposta questi dettagli ma la mia risposta molto attesa molto attesa sembra in qualche modo piatta dato il resto dei dettagli di quella notte durante la quale a un certo punto sono stata violentata. E mi chiedo quale risposta quali dettagli dovrebbero dare conforto potrebbero dare conforto a te che me lo chiedi cercando conforto dove non c’è ahimè nessun conforto che possa essere trovato. Se solo fosse così semplice se solo potessimo porre fine agli stupri semplicemente cambiando i vestiti. Ricordo anche cosa indossava lui quella notte anche se in verità questo nessuno lo ha mai chiesto.
Com’eri vestita? Quella notte, quella sera, quella mattina all’alba quando tornavi a casa felice. Chi ha voluto con violenza entrare nel mio vestire? Chi ha il diritto di chiederlo? Chi ha il diritto di entrare nei dettagli? Com’era vestita, lei?… Chiede spesso il giudice alle vittime di stupro, e a che ora è rientrata a casa? Una giudice non lo farebbe mai, e non lo farebbe neanche ad un maschio. E già porre la domanda è violenza, come se bastasse, il cambiare il vestito, a dare conforto…
Struggente poesia, grazie Marina