In un recentissimo rapporto sulla salute del suolo “Il suolo italiano ai tempi della crisi climatica” (30 novembre 2023), realizzato dalla fondazione Re Soil Foundation, creata da Università di Bologna, Politecnico di Torino, Coldiretti e Novamont in collaborazione col Joint Research Center della Commissione europea, CREA (Consiglio per la Ricerca e l’Economia Agraria), ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale), Ministero dell’Ambiente e Università di Bologna, emerge che ogni 100 metri quadri di suolo, 47 presentano qualche forma di degrado.
Già nella prefazione del rapporto, il vicedirettore generale della Fao avverte che «La degradazione del suolo rappresenta una grave minaccia per il Pianeta. Dai suoli dipende infatti una serie di servizi ecosistemici fondamentali per il benessere umano, come la protezione dell’ambiente e della biodiversità, la tutela del paesaggio, l’architettura e i processi urbani, oltre alle attività agricole. Il 95% del cibo globale viene prodotto direttamente o indirettamente dal suolo. Con il tasso corrente di erosione si stima che circa il 90% dei suoli sarà a rischio entro il 2050. Senza un’inversione di tendenza, potremmo perdere la totalità della terra fertile e coltivabile entro i prossimi 60 anni».
Re Soil Foundation fa notare che «I dati a disposizione sono estremamente preoccupanti. È il caso del carbonio organico, componente che ha un ruolo vitale per il funzionamento dell’ecosistema suolo e per la sua fertilità: la maggior parte dei suoli italiani, in particolare quelli coltivati, hanno un contenuto di carbonio organico da molto basso (< 1%) a basso (1÷2%), in ogni caso inferiore al limite considerato necessario per poter considerare sano un suolo».
Che il problema SUOLO sia allarmante lo si evince chiaramente in un recente libro di Paolo Pileri, docente di Pianificazione e Progettazione Urbanistica al Politecnico di Milano, “L’intelligenza del suolo” che ha come sottotitolo “Piccolo atlante per salvare dal cemento l’ecosistema più fragile”. Il tema è affrontato e discusso attraverso l’esame di dati statistici raccolti prevalentemente da fonti ISPRA. L’autore intriga il lettore intravedendo nel suolo non solo la sua “intelligenza”, ma anche la sua “anima”. Per fare questo, fin dal primo capitolo, cita e si ispira sia ai più noti scienziati ambientalisti, quali Rachel Carson (… Il suolo può considerarsi frutto di una sorprendente interazione, in epoche remotissime, tra viventi e cose inanimate…. Gli esseri viventi cominciarono il loro magico lavoro creativo e a poco a poco, quella materia divenne suolo …), Charles Darwin (… ogni anno, in media, uno strato di terriccio spesso 0.56 cm era stato portato alla luce dai vermi; in seguito sparso per tutto il campo …) e Alexander Von Humboldt (… ovunque la natura parla con una voce familiare al suo animo …), ma anche a importanti scrittori classici, quali Marguerite Yourcenar (… nessuno ha il diritto di trattare la terra come l’avaro il suo gruzzolo d’oro …), Henry David Thoreau (il suolo non è un semplice frammento di storia morta, strato su strato simile ai fogli di un libro, … ma “poesia vivente”, come le foglie di un albero) e Primo Levi, che racconta il viaggio del carbonio tra alberi, insetti e suolo.
Pileri fornisce varie definizioni di “Suolo”, tra le quali “una spessa pellicola che avvolge tutto il Pianeta emerso”, ma anche sotto i mari c’è il suolo. Questa “pelle”, porosa e generativa, va pensata come spessore, che può arrivare fino a 2 metri, ma i cui primi 30 centimetri sono quelli dai quali dipendiamo maggiormente: un ecosistema vivissimo di esseri brulicanti di vita senza i quali non sarebbe possibile produrre il cibo necessario per l’uomo e gli animali. Il suolo è costituito da tre minerali: sabbia, argilla e limo, ed è una risorsa antica, frutto di un fare e disfare, durato per milioni di anni, di vari eventi geologici, tettonici, fisici, e chimici, che è servito a preparare la base della materia vitale. Su questa base si sono depositate le prime forme di biomassa. In un “cucchiaiata” di terra sono presenti circa 9 miliardi di piccolissimi esseri, tra batteri, funghi, microrganismi, protozoi, artropodi, nematoidi e tardigradi. Quando gli elementi naturali quali foglie, fiori, frutti semi e cadaveri di ogni specie cadono a terra, si trasformano per il suolo in un nuovo inizio di vita. Potremmo affermare che l’economia del ciclo del carbonio, l’elemento più importante per la vita sulla terra, è un’economia circolare per eccellenza. il 70% del carbonio viene stoccato nel suolo per tempi lunghissimi, il 30% nella vegetazione, che lo rilascia però in tempi molto più brevi. Pertanto il suolo è considerato “il più potente protagonista della mitigazione climatica” presente sulla terra. Parliamo però di suolo libero, poiché gli elementi naturali che cadono sull’asfalto e sul cemento muoiono per sempre!
Le principali caratteristiche del suolo sono la “tessitura”, data dai rapporti tra i tre minerali in esso presenti, che ne determina la qualità, la ”architettura”, originata dall’intreccio delle forze geologiche e climatiche che hanno determinato una successione verticale per strati e la “struttura”, data dal grado di aggregazione del suolo, che può essere granulare, lamellare, a blocchi o massiva. L’acqua, che rappresenta mediamente il 20% del volume del suolo, in relazione alla sua porosità, è da questo trattenuta e ceduta alle radici dalle piante che l’assorbono, ma raggiunge anche le parti più profonde (le falde). Altra componente fondamentale è l’aria: un suolo ben aerato ha circa il 20 % di ossigeno e 1% di CO2 , e quest’ultima viene utilizzata nei processi biogeochimici.
Di queste caratteristiche si tiene conto per valutare la fertilità agraria, al fine di un utilizzo agronomico, per finalità umane, ma non certo per salvare i suoli. “La natura è vista spesso come un erogatore di servizi gratuiti per noi umani. C’è una lista lunghissima di servizi ecosistemici del suolo”. La perdita di carbonio organico e l’erosione sono tra i fenomeni più rilevanti di degrado, che al suo massimo livello diventa desertificazione, con la perdita totale dei servizi ecosistemici.
Purtroppo, queste fondamentali caratteristiche non vengono prese in considerazione da urbanisti e politici quando si elabora un piano urbanistico e si decide sul destino dei suoli.
Nel suolo c’è vita: “nei primi centimetri di suolo, alle nostre latitudini, c’è più peso vitale di una mandria di mucche che vi potrebbe pascolare”. Eppure capita di sentire dire davanti a un suolo agricolo abbandonato, che “non c’è niente”, siamo portati a pensarlo privo di vita, ma non lo è! Solo quando è coperto da una lastra di asfalto o di cemento è morto! E purtroppo non ritorna al suo stato originario nemmeno dopo la demolizione delle strutture: occorronocentinaia di anni perché la vita all’interno del suolo ritorni come era allo stato iniziale.
Il consumo di suolo, studiato da anni da Pileri, può essere considerato per costruire un modello di vita più ampio, che va contro la dispersione delle risorse. L’autore si chiede “perché non cerchiamo una via per liberarci di questo nauseabondo antropocentrismo e del suo leggere il mondo per convenienze?”
Il suolo non solo è intelligente ma innanzitutto generoso, perché ci offre tutto questo gratuitamente. Ma proprio questa “gratuità” ha portato le persone ad approfittarne. Purtroppo è anche molto fragile, ed è inerme di fronte alla stupidità e all’avidità di chi lo considera una “risorsa” da sfruttare. Non è rinnovabile né resiliente: quando viene cementificato, impermeabilizzato, eroso o inquinato è “perso per sempre”.
Uno schema efficace per descrivere la fragilità, è riassunta in 8 “minacce capitali” e 5 principali “effetti ambientali e sociali” legati al consumo di suolo.
In cima alle minacce sta l’impermealizzazione, dovuta essenzialmente all’urbanizzazione, che “tappa” i suoli con asfalto e cemento dove “l’acqua non passa più” (considerata una ferita mortale per il suolo e la principale causa di degrado). In Europa è impermeabilizzato circa il 5% del territorio, ma in Italia siamo al 7%. Questo porta anche ad un aggravio della spesa pubblica a causa dei dissesti idrogeologici e della scarsa prevenzione.
La seconda minaccia è considerata l’Erosione: ad ogni pioggia, più o meno intensa, l’acqua non viene trattenuta dal suolo e dalla vegetazione, e trascina a valle o fino al mare tonnellate di suolo.
Altre minacce per il suolo sono l’Impoverimento di sostanza organica e la perdita di Biodiversità causati dall’agricoltura intensiva, e dall’uso eccessivo di prodotti agro e fitofarmaci inquinanti (è stato calcolato che il 70% dei trattamenti non arriva a destinazione!), la Salinizzazione (10 ettari di suoli agricoli nel mondo vengono degradati ogni minuto; il 30% di questi a causa della salinizzazione), e ancora – la compattazione dei suoli e le frane. Pileri sottolinea: in Italia abbiamo uno smottamento ogni 45 minuti.. eppure , quando si parla di una frana, non viene mai ricordato che abbiamo perso ettari ed ettari di suoli.
Tra gli Effetti sociali e ambientali, il primo riportato è “consumo di suolo = meno cibo per tutti”. In una tabella viene rappresentato in m2/kg quanto suolo è necessario per produrre vari tipi di carne e uova. Per il manzo occorre una quantità di suolo che è 4 volte quella necessaria per il maiale, 5 volte quella del pollo e 8 volte quella delle uova! Su questa base, Pileri invita ad essere “onnivori coscienziosi” piuttosto che “carnivori seriali”. Un paragrafo a parte racconta “gli sprechi alimentari”: 88 milioni di tonnellate di cibo all’anno in Europa! Il 30% del cibo viene buttato via prima di arrivare in tavola … e il fenomeno è purtroppo in continua crescita!
Il secondo Effetto è definito “meno suolo = peggior clima” . Il suolo di un bosco trattiene fino a 90 tonnellate per ettaro di carbonio, una vegetazione arbustiva fino a 70 tonnellate, i seminativi agricoli fino a 57 tonnellate, e ZERO il suolo urbanizzato. Per ripristinare un territorio urbanizzato, dopo l’eliminazione di cemento e asfalto, per riportarlo ai livelli di carbonio di un bosco occorrono 250-300 anni.
Il terzo Effetto recita “meno suolo = meno acqua”. “… se indisturbato e pianeggiante, un ettaro di suolo può trattenere fino a 3,7 milioni di litri di pioggia …. Su una superficie asfaltata occorrerebbero 150 TIR per portarla via..” Ogni anno si fa fronte a costi sempre in crescita per mantenere in efficienza il sistema di raccolta e allontanamento delle acque. Ma nemmeno il costo economico ha spinto finora a emanare leggi di protezione del suolo nell’ambito della pianificazione urbanistica.
Per commentare l’Effetto 4 “consumo di suolo e di paesaggio” si richiama la descrizione fatta da Pasolini, sui cambiamenti del paesino di Orte, degradato da una negligente urbanizzazione: una scena che possedeva una bellezza paesaggistica, deturpata da “qualcosa di estraneo”, un edificio di recente costruzione che avvilisce il paesaggio. Ed era il 1974! In quegli anni non si parlava ancora di consumo di suolo, ma il concetto che Pasolini esprime, il contrasto/differenza tra sviluppo e progresso, è più che mai sotto gli occhi di tutti.
L’Effetto 5 spiega come “il consumo di suolo mette le mani in tasca dei cittadini”. Provare a “monetizzare”, convertire in valuta il consumo della Natura, pone il rischio di considerarla un “prodotto” anziché “un bene comune, incommensurabile, senza prezzo” quale essa è. Tuttavia, dei calcoli sono stati fatti: nel periodo 2012-20 l’ISPRA ha calcolato che la Spesa Pubblica per il solo consumo di suolo è stata di 3,3 miliardi di euro! Cui occorre aggiungere altri 9 miliardi per compensare le perdite degli stock ecosistemici, come la perdita di carbonio, di biodiversità e altri.
L’articolo 9 della Costituzione parla di tutela del paesaggio e della biodiversità e si dovrebbe proprio partire da quì per fermare il consumo di suolo, visto che nei primi 30 centimetri di terra risiede il 30 per cento di biodiversità del pianeta, oltre al fatto che ogni cementificazione porta a un degrado del paesaggio. Ma non è sufficiente inserire la parola “ambiente” nella Costituzione, dato che in Italia vengono distrutti 2 metriquadri di suolo al secondo, effetto che la politica pare ignorare. Non è un caso che manchi ancora una giusta Legge Nazionale di tutela del suolo, nonostante sia nel 2013 che nel 2022 sia stata presentata alle Camere – da parte della Società Italiana di Pedologia in collaborazione con le società scientifiche agrarie (AISSA) – una proposta di legge quadro sul suolo (il ddl 2614 nella XVIII legislatura).
L’autore infine esorta tutti a rivedere il modo di pensare la natura e il suolo, di cui dobbiamo imparare a prenderci cura, senza scoraggiarci: “l’unica risposta siamo noi”. Ci sono impegni da prendere urgentemente: smettere di consumare risorse naturali, come il suolo, e di degradare l’ambiente. “Se pensiamo ai rimedi tecnologici come una sorta di prolungamento nel futuro della nostra inerzia a cambiare, siamo fuori strada”. Insiste sulla necessità di fare riferimento sempre a dati e indicatori forniti dagli osservatori scientifici, quali l’ISPRA che da anni lavora a temi come la biodiversità, il suolo e il clima. Altrettanto importante è far crescere tra l’opinione pubblica la consapevolezza diffusa sul sistema suolo, per il futuro dell’umanità: la formazione scolastica ed universitaria assumono un ruolo fondamentale per scuotere l’attuale indifferenza nei confronti del suolo.
Ringraziamo tutti per i vostri importanti contributi che rafforzano la necessità di una visione ecologista e politica del suolo, ma non solo, che dovrebbe essere ampiamente divulgata. Oltre alle carenze legislative… se molti di noi, ormai 8 miliardi di esseri, riuscissimo a prendere coscienza della situazione generale, le cose potrebbero finalmente prendere una nuova strada.
Nel recensire e commentare il libro di P. Pileri, Anna e Mariano ci ricordano che in Italia non esiste una legge a protezione del suolo, tra i pochi paesi a non averla in Europa. Da dodici anni si cerca di varare una legge salva-suoli ma manca uno dei requisiti di base, ossia la stesura definitiva della Carta Geologica, iniziata a fine anni ’80 e ancora incompleta per mancanza di finanziamenti.
In vista della “Strategia dell’UE per il suolo del 2030”, è stata pubblicata (5 luglio 2023) la proposta di Direttiva che detta regole comuni per il Monitoraggio e la resilienza del suolo, che tutti gli stati europei dovranno compiere.
Suoli in salute sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi proposti nell’ambito del Green Deal Europeo (EGD):
– Mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;
– Mitigazione degli impatti di disastri naturali e incremento della resilienza alla siccità;
– Garantire la sicurezza alimentare favorendo la capacità di produrre a lungo termine cibo sufficiente, sicuro e nutriente;
– Protezione della salute dei cittadini europei mediante la riduzione delle contaminazioni del suolo.
Tutto ciò per raggiungere l’obiettivo di garantire che entro il “2050” tutti gli ecosistemi terrestri siano in buona salute. Basterà questo lungo tempo all’Italia e all’Unione europea per stabilire regole favorevoli all’uso e al ripristino sostenibile del suolo? Riusciremo a ritornare all’armonia tra uomo e natura presente nella poesia pubblicata da Marina?
Documentatissima recensione. Di per sé un saggio su un argomento dibattuto ma di cui non si intravedono soluzioni a livello di decisioni politiche (vedi l’accenno alla proposta di legge ferma in Parlamento). A fronte dei benefici della natura/suolo, perfettamente spiegati dagli autori e alle minacce in essere (le 8 minacce capitali e i 5 effetti ambientali e sociali), una considerazione: diminuisce la popolazione, si parla di inverno demografico di lungo termine (il numero dei residenti italiani è diminuito di quasi 1,5 milioni di unità, negli ultimi 5 anni) mentre il consumo del suolo aumenta a livello esponenziale. Nella sostanza: invece di riqualificare e recuperare suolo, se ne invade altro. Il partito del cemento (spesso trasversale…) continua a imperversare, vedi il recente provvedimento della Giunta Solinas che consente “riqualificazione e ampliamento” sino al 25 per cento degli alberghi a cinque stelle sul mare anche nella fascia costiera protetta dei 300 metri.
Il titolo è molto significativo, e altri libri e autori nel corso del tempo e anche oggi (Mancuso ad esempio) parlano di “forme proprie di intelligenza”, degli alberi, delle foreste, delle montagne, dei mari e dei laghi…ridotte a merce e a profitto (vedi commento di Gabriele Soro) ma colpevolmente sembriamo ignoranti del fatto che “Qualunque cosa faccia alla terra, la fa a se stesso” (il capo Sioux citato da Marina Cozzolino)
Ultima annotazione. Nel rapporto ISPRA, alla voce “Schede di dettaglio sui dati regionali” si legge: % di suolo consumato nel 2022: Cagliari 24%, Elmas 31,56 %, Monserrato 41,72%, percentuali tra le più alte nell’sola.
Grazie Anna e Mariano della bella recensione di questo libro molto interessante che tutti coloro che hanno il compito di legiferare in materia dovrebbero leggere. Da vent’anni diverse proposte di legge in difesa del suolo giacciono in Parlamento perché troppi interessi privati prevalgono sull’interesse collettivo. Riporto le parole di Cervo Zoppo, capo Sioux:
” La terra non appartiene all’uomo
é l’uomo che appartiene alla terra
e tutte le cose sono collegate
come il sangue di una famiglia.
Qualunque cosa capita alla terra
capita anche ai figli della terra
e quindi non é stato l’uomo a tessere
la tela della vita, egli ne é soltanto un filo.
Qualunque cosa faccia alla terra
la fa a se stesso”.
Recensione puntuale del libro-rapporto, “sulla salute del suolo”, di Paolo Pileri: “L’intelligenza del suolo”. A cura di Anna Musinu e Mariano Casu, che continuano con il loro impegno divulgativo su scienza, tecnologia e ambiente.
Quando in una società in cui le classi, i ceti dominanti (l’elite) che determinano leggi e regole, pongono in cima e al centro la libertà di commercio ed il profitto, tutto diventa merce. L’aria, l’acqua, la terra (i suoli), gli stessi esseri umani (i dominati) divengono merci (il mercato del lavoro) da cui trarne profitto. Profitto che tende a non tollerare alcun limite regolatore. Siano pure le regole: purché non mettano in discussione il principio (il dogma) di tale profitto.
La libertà dell’attuale elite (globale e finanziaria) si riduce alla libertà di appropriazione di tutte le risorse della Terra, per trarne il più possibile un accumulo continuo e privato di ricchezze. È un saccheggio senza sosta con danno della natura stessa e di quelle masse mondiali di poveri soggiogati.