18 Dicembre 2024
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Festival  della Laguna

Il 23 giugno scorso si è tenuto, presso la bella cornice dell’atrio del Comune di Elmas, il Convegno dal titolo “Giliacquas: Tutela, Valorizzazione, Opportunità”, nell’ambito del Festival della Laguna 2024 organizzato dall’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo e dal Comune di Elmas. Nel caleidoscopio delle tante, e forse troppe, iniziative le più diverse, il Convegno è stato il più importante e utile momento di riflessione su un tema da anni dibattuto. Giustamente ci sono stati tanti interventi, istituzionali (la sindaca di Elmas M. Laura Orrù, il neo eletto sindaco di Cagliari M. Zedda, i rappresentanti dei comuni di Assemini e Capoterra), il dott. Massimo Secci, Presidente del Consorzio Parco di Molentargius Saline, il prof. Antonio Pusceddu del Dipartimento Scienze della vita e dell’ambiente dell’ Università di Cagliari, la dott.ssa Salis in rappresentanza della Soprintendenza Archeologica, la dott.ssa Annalisa Columbu di Legambiente Sardegna, i Sig. Renato Murgia e Mario Steri in rappresentanza dei pescatori, la dott.ssa Tiziana Melis, psicologa del benessere.

Le due parole valorizzazione e opportunità dipendono dalla misura in cui si garantisce la Tutela, e ad esse altre se ne potrebbero affiancare, forse ancora più pregnanti, quali Recupero, Riqualificazione, Ripristino,  e sono tante e così complesse le cose da fare che ci vuole uno sforzo enorme in termini di coordinamento tra le varie componenti di interessi che si intersecano e spesso confliggono sullo Stagno di Santa Gilla. Sforzo che finora si è rivelato insufficiente.

Ci si pone tante domande: qual è lo stato reale delle acque? A che punto è il loro inquinamento dal momento che ci sono ancora industrie che gravano ancora su di esso, e molti canali incontrollati vi riversano le loro acque ? A che punto è lo stato delle rive lagunari, della sua vegetazione tipica, e di alcuni endemismi unici della Sardegna? A che punto è la raccolta dei rifiuti in prossimità delle fasce lagunari? Come mai Elmas è fuori dalle zone classificate come ZPS (zone di Protezione Speciali) e quali azioni specifiche si devono intraprendere per tutelarle? Come armonizzare la tutela ambientale con la pesca, tenuto conto dei cambiamenti climatici e degli interventi di bonifica che hanno cambiato la salinità dello stagno? Sono stati i pescatori presenti ad aver evidenziato che loro sono i veri guardiani della laguna, dal momento che da sempre ci vivono e ci campano.

I problemi sono davvero tanti perché la laguna di S. Gilla è un sistema complesso in cui si intersecano delicate tematiche ambientali, di produzione, di storia, archeologia e cultura. L’approccio non può che essere pluridisciplinare e non è un caso che l’unico intervento avente tali caratteristiche  sia stato il Progetto Life Natura “Gilia” del 1996,  finanziato dai fondi strutturali della Comunità europea, e fortemente voluto da Giovanni Ruggeri. Il progetto proponeva un nuovo modello di sviluppo ambientale per la Laguna di Santa Gilla, senza alcun intervento che intaccasse l’elevato interesse naturalistico del sito. Esso, che  può essere un modello riproducibile, pur nelle mutate condizioni dello stato delle cose e a trent’anni dalla sua approvazione, prevedeva: una supervisione tecnico/scientifica dell’Università (allora i professori Felice Di Gregorio, Helmar Schenk, Antonello Sanna, solo per fare qualche nome, e biologi, zoologi, ingegneri e geologi ed il Consorzio Ittico Santa Gilla), una partecipazione congiunta dei 4 comuni che gravitano sulla Laguna (Cagliari, Capoterra, Elmas, Assemini), una piena partecipazione dei pescatori e dei loro rappresentanti, un pieno coinvolgimento delle comunità (Associazioni, Scuole, Comitati di cittadini). Il progetto poi, nel 1998, confluiva nel Programma Integrato d’Area (P.I.A.) “6 Sud – Santa Gilla”, finanziato da investimenti pubblici e privati e finalizzato allo sviluppo locale. 

Le cose sono cambiate da trent’anni ad oggi: ci sono nuove opportunità di finanziamento (ne ha fatto cenno il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda) quali fondi PNRR, PON, POR, c’è una struttura sovracomunale quale è la Città Metropolitana, che si è fatta promotrice del Contratto di Laguna recentemente firmato, lo strumento di governo che delineerà la gestione del compendio lagunare di Santa Gilla, è sorto il Parco di Molentargius, sono operative le saline Conti Vecchi, c’è il CEA di Capoterra, è in avanzato stadio di approvazione il Waterfront di Elmas.

Come coordinare le diverse istanze, evitando la frammentazione campanilistica dell’ognuno fa per sé? Quale autorità di gestione? Un Parco Santa Gilla? Un parco unico Santa Gilla Molentargius? Un’Autorità d’ambito? E con quali confini? In che misura le specificità dei singoli territori e progetti in essere si possono integrare in una visione globale del bene Stagno? Il Comitato di gestione può diventare un pletorico e inefficiente carrozzone politico, come paventato nel suo intervento dal Presidente del Parco di Molentargius?

Sono problemi di difficile soluzione, che richiedono competenze, volontà politica, lungimiranza perché la Laguna, come tutte le lagune del mondo, sono una riserva di biodiversità, contribuiscono in modo significativo a ridurre le emissioni di CO2 in chiave di mitigazione dei cambiamenti climatici in atto (blue carbon), come sottolineato dal prof. Pusceddu nel suo intervento, e come si può chiaramente capire visitando la mostra che Equilibri ha realizzato, in collaborazione con alcuni volontari di Legambiente.

Per Elmas, nonostante occupi una parte relativamente piccola  della Laguna, si aprono nuove opportunità: nel suo territorio ci sono risorse ambientali, storiche e culturali da valorizzare, come dimostrato dall’interesse dei cittadini nel partecipare alla recente passeggiata lungo la via Salicornia, che si è tenuta il 22 maggio, e organizzata da Legambiente Sardegna in collaborazione con Equilibri, in occasione della Giornata Internazionale della Biodiversità.

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1 commento

  1. Puntuale, articolato e dettagliato l’intervento di Tonino. Ma la cosa più importante credo siano le doverose e varie domande poste, alle quali non è dato sfuggirvi.
    Queste domande (e la loro risposta) diverranno parte di quel processo di informazione auspicato come pratica consolidata, tenendo conto anche della complessità e specificità dei temi e dei problemi posti.
    A chi sono rivolti gli interrogativi che percorrono l’articolo? Agli studiosi, agli scienziati, ma soprattutto alle Istituzioni (Comuni, autorità d’Area Metropolitana, Regione) e ai politici che le reggono per mandato democratico elettorale.
    Le domande non sono aggirabili: penso a quelle sullo stato reale delle acque. E poi a quelle attinenti al “come coordinare le diverse istanze, evitando la frammentazione campanilistica”.
    Fatte queste considerazioni e constatato come spesso si conduce la politica (o come si acconcia), anche per difficoltà oggettive, non credo che verranno date le necessarie risposte (soprattutto con i fatti, con l’agire politico conseguente) alle domande poste.
    E per favore smettiamola di usare la formuletta “Intervento sostenibile” riguardo qualsivoglia attività economico industriale, buona per far passare interventi “consuma suoli”; o inquinanti dove il “sostenibile” è alquanto incerto e variabile. La vince quasi sempre il più forte a scapito dell’ambiente.

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