Premessa redazionale
Qualche giorno fa, e prima della bagarre in Parlamento provocata dall’intervento della Presidente del Consiglio sul Manifesto di Ventotene, il Prof. Aberto Majocchi, Professore emerito di Scienza delle Finanze all’Università di Pavia, e membro del Comitato scientifico degli Studi sul Federalismo di Torino, aveva inviato a Equilibri un suo articolo che pubblichiamo poiché ci sembra utile come contributo alla dicussione in atto sul ruolo dell’Europa in questo frangente storico. Equilibri si è occupato di federalismo in occasione della presentazione, il 22 novembre 2010, da parte del prof. Leopoldo Ortu dell’Università di Cagliari, del saggio storico di Emanuela Usai “All’ombra della lunga casa”. Successivamente il 13 febbraio 2015 avevamo presentato “Gli Stati Uniti d’Europa spiegati a tutti, Guida per i perplessi”” di Michele Ballarin (a dialogare con l’autore Giuseppe Collu, Emanuela Usai e Mauro Manunza); il 26 aprile 2019 Equilibri aveva presentato il libro di Giacomo Casti “Sardi, Italiani? Europei. Tredici conversazioni sulla Sardegna e le sue identità” (a dialogare con l’autore Gabriele Soro e Valenina Usai. Infine il 24 ottobre 2024 Equilibri aveva contribuito alla presentazione del libro di Alberto Majocchi “L’Europa di domani, un’ Unione rinnovata in un mondo che cambia” (con Flavia Corda, Valentina Usai e introduzione di Tonino Sitzia).
Il titolo dell’articolo inviatoci da Alberto Majocchi:
“L’Unione europea di fronte alle sfide di un mondo che cambia”
Con il Manifesto di Ventotene e con la fondazione del Movimento Federalista nel 1943 – e con i suoi sviluppi successivi – Spinelli ha fondato l’autonomia politica dei federalisti; con la critica dello Stato nazionale e la definizione del federalismo (già evidenziata all’inizio del primo capitolo) come un’ideologia, con un aspetto di valore – la pace -, un aspetto di struttura – lo Stato federale – e un aspetto storico-sociale – una determinata fase dello sviluppo storico -, Albertini ha fondato l’autonomia teorica del federalismo (Mario Albertini è stato tra i fondatori del MFE). Queste sono acquisizioni che mantengono il loro valore, sia pure con caratteristiche diverse, nella fase attuale del corso storico.
Ma occorre adattarsi alle mutate condizioni storico-sociali perché il mondo sta rapidamente cambiando. L’Unione è ormai una struttura politica consolidata, con un Parlamento eletto direttamente e una moneta unica, libertà di movimento nel quadro degli accordi di Schengen e un mercato interno pressoché completato, anche se con qualche necessaria ulteriore integrazione, come indicato nel Rapporto Letta. Per completare l’assetto federale dell’Unione restano da compiere alcuni passi in avanti, decisivi, ma difficili: sviluppare una politica estera e di sicurezza comune, in particolare dopo l’invasione russa dell’Ucraina, e garantire una gestione della politica fiscale autonoma dell’Unione, superando il blocco del diritto di veto per la creazione di nuove risorse.
Le condizioni indicate da Albertini per definire l’aspetto storico-sociale del federalismo rimangono un punto di riferimento, ma devono essere ripensate tenendo conto dei nuovi assetti di potere che stanno emergendo. Per quanto riguarda la sicurezza, l’equilibrio bipolare americano-sovietico è crollato da qualche decennio – nonostante il riavvicinamento in atto fra Trump e Putin – e sta emergendo con forza un confronto fra Stati Uniti e Cina. L’Europa, che ha goduto di un lunghissimo periodo di pace garantita dall’ombrello americano, deve confrontarsi con pericolose minacce e crescenti squilibri ai confini orientali e nello spazio mediterraneo. Il senso di insicurezza che invade molti cittadini dà forza ai movimenti estremisti di destra e anti-europei. Le tensioni fra gli Stati membri si moltiplicano e rendono difficile l’attuazione delle misure necessarie per raggiungere un assetto federale stabile nel quadro dell’Unione. Un rafforzamento del sistema europeo di sicurezza è ineludibile per ripristinare la fiducia dei cittadini e garantire che l’Unione possa trattare su un piede di parità sia con la Russia di Putin, sia con gli Stati Uniti di Trump, e indispensabile per sostenere una politica di pace nelle varie aree del mondo in cui appare significativo il ruolo dell’Unione.
Anche le condizioni economico-sociali dei cittadini europei si stanno modificando. Le diseguaglianze sia territoriali che personali, si stanno approfondendo, aggiungendo ansie e paure che si sommano al senso di insicurezza che grava sui cittadini dell’Unione. Anche in questo campo una svolta è necessaria, garantendo che la transizione ecologica e digitale sia accompagnata dall’inclusione, delle regioni più deboli, delle fasce di reddito più disagiate e delle persone discriminate o più vulnerabili. Anche se non vi sono segni di particolare attenzione su questo tema da parte delle forze politiche, appare ormai ineludibile che l’Unione si impegni durante la presente legislatura ad avviare l’attuazione del Piano d’azione del 2021 per la realizzazione del pilastro europeo dei diritti sociali – approvato a Göteborg nel 2017 (in particolare, del punto 2 sulle pari opportunità e del punto 10 sul reddito minimo).
L’Europa deve mantenere una sua autonomia anche sul terreno economico nei confronti della super-potenza americana, rafforzando in via prioritaria i legami con i paesi del Sud del mondo, per far fronte con determinazione alle tendenze egemoniche che si stanno manifestando in maniera brutale con la Presidenza Trump. Un primo passo in questa direzione è stato compiuto con la presentazione da parte della Commissione, nel gennaio 2025, del Competitiveness Compass, che si fonda sulle raccomandazioni del Rapporto di Mario Draghi sul futuro della competitività europea (e del Rapporto Letta sul futuro del mercato unico) e le traduce in azioni, individuando tre aree principali di intervento: innovazione, decarbonizzazione e competitività, e maggiore sicurezza e resilienza.
In questa situazione difficile, sia sul piano economico sia sul terreno della sicurezza, e di fronte alle sfide che l’Unione deve fronteggiare, i federalisti devono mantenere fermi i loro punti di riferimento, garantendo l’autonomia politica del Movimento – pur in un clima di confronto costruttivo con l’insieme delle forze europeiste – al fine di rafforzare il consenso dei cittadini nei confronti dei processi di riforma dell’Unione nella direzione di uno sbocco federale. E, al contempo, devono collegarsi alle forze sociali che sostengono un’evoluzione dell’assetto economico-sociale verso una maggiore eguaglianza in termini territoriali, di reddito e di genere, ma promuovendo altresì un cambiamento strutturale nell’assetto della proprietà tale da garantire non solo un ruolo accresciuto dei lavoratori, ma soprattutto in grado di evitare – con il rafforzamento del ruolo di countervailing power esercitato dai consumatori e dalle associazioni dei lavoratori nei confronti dell’impresa, già auspicato da Galbraith –, la concentrazione del potere economico nelle mani di una tecno-struttura dominante a livello globale.
In occasione delle prime elezioni dirette del Parlamento europeo nel 1979, Andrej Sacharov, il più noto dissidente russo, rilasciò una dichiarazione in cui affermava che l’Europa può rappresentare un modello per il mondo, in quanto l’unificazione europea e la presenza istituzionale di un Parlamento democraticamente eletto sono un esempio importante a livello globale di cooperazione pacifica, di rispetto dei diritti umani e di promozione della libertà. Oggi, a fronte delle tendenze autoritarie che si manifestano in diversi paesi e dell’asse Trump-Putin che fa emergere tendenze autocratiche all’interno e spinte imperialiste che mettono in pericolo la sicurezza di altri paesi e in crisi il multilateralismo a livello globale, questo ruolo di modello per il resto del mondo potrà essere esercitato con efficacia soltanto se l’Unione europea sarà in grado di affrontare questa sfida difficile con il completamento di una struttura istituzionale di natura federale.
Alberto Majocchi