Il gruppo di Lettura: una nuova attività di Equilibri
“Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.”
Chi non ricorda i celeberrimi versi di Francesca nel canto V dell’Inferno, quando Dante mette un libro al centro dell’universale sentimento d’Amore.
“Galeotto fu il libro e chi lo scrisse quel giorno più non vi leggemmo avante».
E che dire dei monaci buddisti della Birmania, che con metodica puntualità, alle tre di ogni pomeriggio, stendono il loro tappetino rosso e arancione sul pavimento, assumono la posizione del loto e cominciano a leggere a voce alta per “uscire da sé” “andare verso l’altro” e “tornare a sé”.
O ancora degli operai che all’inizio della rivoluzione industriale chiedevano a un compagno di leggere “per loro” a voce alta, tassandosi per risarcirlo del tempo perso dal lavoro.
Oppure di Saturnino Martínez, il sigaraio poeta cubano che per combattere l’analfabetismo, nel 1866 propose ad un preside illuminato di una scuola superiore, le pubbliche letture nella fabbrica di sigari di “El figaro”, scatenando le ire del governatore di Cuba che emanò un decreto che, all’articolo 1 recitava
“È proibito distrarre i lavoratori del tabacco e di ogni altro genere di industria con la lettura di libri e giornali, o con dibattiti estranei al lavoro in cui sono impegnati.”
E chi non ricorda, almeno tra i più avanti negli anni, le letture a voce alta dei giornali nei bar dei paesi e delle città, prima che telegiornali e talk show più o meno idioti ci riducessero a passivi fruitori.
Senza nulla togliere alla fondamentale e necessaria pratica della lettura solitaria e silenziosa, nel corso dei secoli e a diverse latitudini si sono costituiti gruppi di lettura, secondo modalità e modelli i più diversi, tanto da poter affermare, come si legge nella “Guida ai gruppi di lettura della New York Public Library” che non esistono due gruppi di lettura uguali l’uno all’altro.
In Italia si è affermata negli ultimi anni l’idea della “lettura condivisa” come estensione dal semplice stare in gruppo (seminari o convegni) alla valorizzazione della lettura come atto sociale, conviviale e indipendente. È quanto sostiene Luca Ferrieri, attuale Direttore dei servizi bibliotecari del Comune di Cologno Monzese, uno dei massimi esperti dei GdL.
Ferrieri afferma, tra l’altro, che la lettura condivisa porta a scoprire che
–un’altra lettura è possibile: sentendo leggere un altro/a scopro cose nuove sul libro che avevo letto in privato;
–ecco i libri che avrei sempre desiderato leggere ma non sapevo nemmeno che esistessero: ci sono persone al mio fianco che hanno letto libri che non conoscevo;
–io leggo perché ti rispetto, io ti rispetto perché leggo: non ci sono gerarchie, o critici che impongono idee, si impara l’etica del rispetto, che in quanto categoria morale si estende al generale (verso l’umanità, verso il pianeta ecc…)
–alla lettura sommo l’ascolto: in una società chiassosa ed egocentrica, la lettura recupera il valore dell’ascolto;
“Equilibri”, il Circolo dei Lettori di Elmas, ha attivato, sperimentalmente, un gruppo di Lettura. Il Gruppo, per ora non numeroso ma motivato, e aperto a quanti vorranno dare la propria adesione, ha cominciato nell’autunno dell’anno scorso con un progetto intitolato “I lunedì della lettura”. Nell’ambito delle iniziative per il centenario della Grande Guerra, il 13 e 27 ottobre sono stati letti brani da Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu, il 3 e 17 novembre da Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich M. Remarque, il 28 novembre è stata presentata la ricerca “Diritto ad una storia: Vincenzo Collu” di Lucio Zane.
Il gruppo di lettura ha ripreso l’attività nel 2015: Lunedì 27 aprile è stato letto il racconto “Il sogno di mia madre” di Alice Munro, Venerdì 29 maggio 2015 “L’avventura di un lettore” di Italo Calvino, e Lunedì 22 giugno verrà letto Lettura il racconto “Minority report” di Philip K. Dick.
Negli appositi spazi del sito di Equilibri inseriremo programmi e date delle letture in programmazione, sintesi delle letture e relative osservazioni scaturite durante gli incontri, a cui chi ci segue online potrà aggiungere eventuali altri commenti o riflessioni.
Tonino Sitzia
Ecco l’importanza dei commenti: con essi s’apre una dialettica, si scambiano opinioni, considerazioni, punti di vista pur tenendo i propri.
Infine una precisazione: il nome del protagonista è Amedeo, non Arturo.
Gabriele
Nel racconto di Calvino “L’avventura di un lettore”, contrariamente a Gabriele non ho trovato particolari incongruenze e incoerenze nei comportamenti dei personaggi tanto da renderli poco credibili o da squilibrare l’impianto del racconto. L’esperienza della lettura come fuga dalla realtà è frequente. Capita a tanti in certi momenti della vita (durante l’adolescenza, per esempio) di rifugiarsi nella lettura, divorare libri uno di seguito all’altro, e vivere attraverso l’identificazione con i personaggi e le situazioni delle storie che si leggono esperienze più intense di quelle possibili nella realtà. Di imparare cos’è la vita più dai libri che dall’esperienza diretta. L’ironia che si intravede nella descrizione del personaggio di Arturo, reso quasi come una caricatura di un certo tipo umano, serve forse proprio da monito, a ricordarci che la letteratura non è un mezzo per estraniarsi dalla realtà ma piuttosto entrarci e viverci con maggiore consapevolezza. Nemmeno ho trovato fastidiosa la particolareggiata descrizione del paesaggio circostante resa con abbondanza di aggettivi e il soffermarsi sui dettagli. A me è sembrato che non fosse fine a se stesso questo modo di raccontare, ma piuttosto una scelta stilistica dell’autore funzionale a creare una sorta di identificazione tra il carattere del personaggio (rappresentato come metodico, abitudinario, amante della solitudine) e il paesaggio circostante. Arturo è un personaggio perfettamente a suo agio nell’ambiente naturale marino ma è un po’ goffo nei rapporti umani, in particolare con le donne. In generale poi ho trovato molto attuali e verosimili le situazioni presentate nel racconto. Io non ci riesco, ma vedo tante persone che leggono nei posti più disparati e come i francesi leggono nella metropolitana molti sardi amano leggere al mare. Allo stesso modo mi sembra verosimile il personaggio di Arturo. La scrittrice Milena Agus nel romanzo “Ali di Babbo” riferisce che in Sardegna c’è un altissimo numero di donne sole perché gli uomini sardi non sanno corteggiare. Insomma, il racconto mi è piaciuto, al punto che ho deciso di leggere anche gli altri della raccolta “Gli amori difficili”. Mi sono divertita e ho capito meglio il senso dello stile usato da Calvino in questi racconti. Grazie a Lucia Moica per avercelo consigliato!
L’avventura di un lettore
(di Italo Calvino)
Solo qualche spunto di riflessione e alcune considerazioni parziali e frammentate sulla lettura di ‘L’avventura di un lettore’ racconto di Italo Calvino.
Si racconta di un giovane uomo in una marina estiva sotto la canicola del solleone. Il luogo è poco frequentato. Amedeo, questo il suo nome, vien presentato come un gran lettore, anzi, potremo dire, accanito lettore. Appassionato di questa pratica, fino alla patologia.
La dedizione di Amedeo alla lettura è tale che egli si isola e si estranea da ogni cosa. Non gli interessano gli altri, sta bene solo dentro la sua lettura.
Bene, che cosa avviene nello sviluppo del racconto?
Quest’uomo, stordito dalla calura, naturalmente legge un libro, e appena percepisce ciò che accade intorno a lui. Arriva una sconosciuta, e dopo un aprocio tra lo scostante e la curiosità da parte di Amedeo (l’iniziativa è della donna) nel volgere di qualche ora finiscono a fare l’amore su un materassino gonfiato. Qualcosa nel racconto non torna, ci vedo una ‘incongruenza’ che non fa bene all’impianto stesso del racconto. Credo che la cosa non funzioni. Un personaggio, così delineato, dovrebbe avere un comportamento conseguente e non diventare elemento incompatibile dentro il racconto stesso.
Ho, poi, trovato fastidiosa una troppa, minuziosa e insistita descrizione.
E allora può accadere che la narrazione rimanga solo un susseguirsi di parole messe lì per ‘fotografare’, parole come segni senza vita.
Le cose, il loro respiro, le vicende che si vorrebbe narrare sono, appunto, solo parole -non c’è più la vita.
Il lavoro dello scrittore dovrebbe tendere a fare delle parole ‘cose’.
Le ‘parole-cose’ allora si illuminano, respirano, vivono…
Non sto parlando, è evidente, di realismo. Quando parlo di cose intendo quelle visibili e quelle invisibili, le palpabili e le impalpabili; le cose dei sogni, dell’inconscio onirico e quelle della realtà quotidiana…