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Clarice Lispector “Acqua viva” (Adelphi Edizioni, 2017) – Recensione di Gabriele Soro

“Non so di cosa parla. Che meraviglia”: leggo nella “Lettura” del 26 marzo una recensione di Emanuele Trevi del libro “Acqua viva” della scrittrice brasiliana Clarice Lispector*. Testo meraviglioso e incomprensibile, dice il recensore.
“Acqua viva” è una recente pubblicazione di Adelphi: la curiosità mi ha portato a cercare il libro e a leggerlo. Libro apparso la prima volta nel lontano 1973.
Neanche cento pagine, appena novantacinque d’una straordinaria densità che potrei dire analoga a quella d’una stella supernova che collassando riduce la sua dimensione a quella d’un pallone mongolfiera…
Una densità pregiata e speciale in quelle pagine.
Di cosa parla “Acqua viva” che in portoghese, àguaviva, significa anche medusa?
Intanto mi pare di poter dire che la sua prosa contiene l”aura’ della poesia.
Le parole delle frasi sono capaci di evocare un silenzio dal quale emana l’alone d’una lingua arcana. Parole del non dicibile che risuona e pulsa della poesia di cui è intrisa questa scrittura…
“Acqua viva” parla del tempo: e noi essendo immersi nel tempo, parla dunque della nostra esistenza. Della vita.
Acqua vivaIl tempo passato non è più: è solo nel ricordo. Il tempo futuro non è: è solo nella nostra immaginazione, nei nostri auspici. Il tempo presente è un susseguirsi di istanti che diventano passato, ossia ricordo, memoria; mentre il futuro rimane sempre e solo immaginazione divenendo in ogni istante presente.
La vita allora in ogni istante è un presente che si inabissa nel passato…
“Ma l’istante-adesso” scrive Clarice Lispector pensandosi un lampiride “è una lucciola che si accende e si spegne, si accende e si spegne. Il presente è l’istante in cui la ruota dell’automobile ad alta velocità tocca minimamente il suolo. E la parte della ruota che non l’ha ancora toccato, lo toccherà in un immediato che assorbe l’istante presente e lo rende passato”.
E “Acqua viva” parla della scrittura, dunque parla anche agli scrittori: è un libro che chi scrive poesie dovrebbe ‘masticare’ lentamente, gustarne lo stupefacente e l’amaro, digerirlo…
“Acqua viva” è un monologo-messaggio che l’autrice invia a coloro che possiedono ricezioni sintonizzate.
“Ti scrivo tutta intera e c’è un sapore nell’essere e il sapore-di-te è astratto come l’istante. E’ anche con tutto il corpo che dipingo i miei quadri e sulla tela fisso l’incorporeo, io corpo a corpo con mé stessa. Non si comprende la musica: la si sente. Sentimi dunque con il tuo corpo intero”.
Ecco credo che sentire con tutto il corpo sia avvicinarsi il più possibile alla verità delle cose; alla verità che intercorre tra gli esseri viventi.
E ancora: “Ascoltami, ascolta il silenzio. Ciò che ti dico non è mai ciò che ti dico ma un’altra cosa. Cogli questa cosa che mi sfugge e al contempo però vivo di essa, su una superfice di brillante oscurità”.
Ascoltare il silenzio che c’è tra le parole, tra le righe ci dice Clarice, mettendoci in guardia che ciò che dice è anche sopratutto un’altra cosa. Bisogna cogliere quest’altra cosa che sfugge…
“Acqua viva” è un libro che dovrebbero leggere in special modo i poeti, ma anche tutti coloro che hanno la seria ambizione di chinanarsi a scrivere…

Certe frasi!… “Vengo da lontano…da una pesante ancestralità.”
E: “Ciò che saprai di mé è l’ombra della freccia che si è conficata nel bersaglio”… Da leggerle, rileggere, memorizzare.
“E io lavoro mentre dormo: perché è allora che mi muovo nel mistero”, ed è proprio questo credo il lavoro del poeta: un campo dove l’inconscio tiene a bada la logica del razionale…
Ma Clarice Lispector si fa anche quasi prescrittiva: “Dunque scrivere è il modo di chi si serve della parola come esca: la parola pesca quel che non è parola. Quando la non-parola -quello che è fra le righe- abbocca, qualcosa è stato scritto. Una volta che si è pescato quel che è fra le righe, ci si potrebbe sbarazzare con sollievo della parola.”
Libri come “Acqua viva” sono rari, sempre più rari: la loro trama è intessuta di fili preziosi (nulla a che vedere con la mera trama di un qualche raccontare), e così paiono spaesati lì negli scaffali delle librerie tra gli accumuli di libri indecenti e sguaiati.

Gabriele Soro
Aprile 2017

*Clarice Lispector è nata in Ucraina nel 1920 e morta a Rio de Janeiro nel 1977.
Oggi è considerata uno dei più importanti scrittori brasiliani del Novecento.

 

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