Nella rivista “Internazionale”del 12/18 maggio 2017, proprio in concomitanza con le elezioni presidenziali (19 maggio), a pagina 56, si legge un articolo dal titolo “La passione dell’Iran per le scienze”, di Patrick Illinger (“Süddeustsche Zeitung”, Germania). Per reagire al peso delle sanzioni internazionali, e sotto la cappa apparentemente asfissiante del controllo religioso del regime della Guida suprema Ali Khamenei, brulica un mondo in grande fermento, nel campo dell’innovazione tecnologica, dei brevetti (molti dei quali venduti all’estero), nella fisica, nelle biotecnologie. In questo contesto le donne esercitano un ruolo decisivo e, si legge nell’articolo, “consapevoli e attive in ambito professionale, sono centrali nella vita pubblica come in nessun altro paese della regione…più del 60% degli studenti sono ragazze. Nella facoltà di ingegneria dell’Università di Sharif le studentesse sono un terzo”.
Il mondo islamico non è quel blocco unico e indistinto che è presente nel nostro immaginario collettivo, e l’Oriente non è “l’altro da noi” da omologare a giustificazione delle varie fasi storiche delle colonizzazioni (vedi E.Said, “Orientalismi”), piuttosto è un mondo complesso, da rispettare e conoscere, animati da curiosità e rispetto.
Per questo Equilibri pubblica il diario del viaggio in Iran di Marcello Podda, impiegato e bibliotecario del Comune di Elmas. Esperto e curioso viaggiatore Marcello coglie aspetti interessanti della città di Tehran.
Buona lettura
(Tonino Sitzia)
L’arrivo a Theran: una notte da raccontare (27 aprile 2017)
Il lungo volo di otto ore partito da Kuala Lumpur con la compagnia aerea AirAsia, costato solo 110 euro, sta per concludersi con l’arrivo all’Imam Khomeini Airport (IKA airport) di Tehran giovedì 27 aprile 2017 alle 23.40.
Il sorvolo notturno della città durante le operazioni di atterraggio da subito modo di capire quanto sia estesa e sconfinata questa megalopoli con oltre dodici milioni di abitanti, mentre il comandante avvisa i passeggeri che le autorità iraniane gradiscono che le donne coprano i capelli con un foulard (rusari) mentre agli uomini è richiesto di indossare i pantaloni lunghi!
Benché fossi al corrente del codice di comportamento sull’abbigliamento in Iran, sentire questa regola islamica mi ha lasciato comunque interdetto per un attimo, l’avevo totalmente rimossa durante il mio lungo viaggio asiatico da dove provenivo.
Mi sono ritrovato quindi in una situazione imbarazzante quando all’ufficio visti e nella hall del terminal dell’aeroporto ero l’unico con i bermuda, dato che avevo lasciato i pantaloni lunghi all’interno della valigia.
Dopo oltre due ore d’attesa ottengo il visto turistico d’ingresso (Visa on arrival) pagando 75 €uro, ma solo dopo aver dimostrato una copertura assicurativa ed una prenotazione alberghiera.
La prima operazione da fare una volta ritirato il bagaglio è stata quindi quella di cambiare un po’ di quel contante in Euro che avevo portato a sufficienza per la permanenza in Iran, dato che in seguito all’embargo degli USA in Iran non si possono utilizzare nè le carte di credito nè le prepagate nè i bancomat.
Cambiare 150 euro e vedermi restituire 6 milioni di valuta locale (Rial) non ha prezzo! Per una volta mi son sentito veramente ricco con tutto quel mazzo di banconote in mano, tanto da non riuscire a farli entrare nel portafoglio e metterli nello zaino come se si trattasse di un bottino!
Attivata subito una SIM card con 3 Gb di traffico e dati della Irancell al costo di 10 $ ero quindi pronto per affrontare questa nuova avventura in un paese che molti conoscono solo di nome, poi fuori dal terminal quindi a ricercare un Taxi che mi portasse nell’ostello prenotato. Anche se l’unità di moneta ufficiale in Iran è il Rial (IRR), mi ritrovo subito a contrattare il prezzo col tassista che fa i conti in Toman (1 € = 40.000 IRR / ovvero 4.000 Toman), concordando il prezzo di 72.000 Toman.
La corsa dall’aeroporto dura circa un’ora, l’autista non parla inglese e mi si abbassano le palpebre dalla stanchezza. Sono le 3 e mezzo del mattino mentre attraverso una città pressoché deserta. Le sue mappe del cellulare iniziano a dar problemi e mi ritrovo in un hotel che non avevo prenotato dove nessuno ha idea di dove fosse il Seven Hostel a Tehran. Ancora mezz’ora di estenuanti incomprensioni con l’autista, poi decido di scendere in un Hotel dove il receptionist parla inglese e mi dice che l’ostello da me prenotato è stato chiuso da due settimane e che altri turisti si son ritrovati senza un alloggio nel mezzo della notte calda di Tehran.
La disperazione inizia a prendersi gioco di me, ed il giovane receptionist di nome Aura decide di darmi una mano a trovare una sistemazione alternativa al suo hotel piuttosto costoso anche se solo per una notte. Sembro essere stato baciato dalla dea Sfortuna Iraniana e nessuno dei suoi contatti da i suoi frutti, e sembro destinato a stare per strada almeno sino al giorno successivo, ma l’ultima delle sue ipotesi, quella di dormire in un dormitorio pubblico poco distante almeno per una notte prende piede, ed alle 4 e mezzo del mattino mi ritrovo vestito con i bermuda a spingere una valigia per le strade di Tehran.
Non oso descrivere il dormitorio pubblico, ma appena appoggiato nel letto ho dormito come un ghiro incurante di tutto ciò che mi circondava.
Marcello Podda