Qualche giorno fa (il 29 luglio 2020) è morto Giorgio Todde. Dopo Giulio Angioni, che ci ha lasciato nel gennaio 2017, la cultura sarda, e nazionale, perde un altro dei suoi protagonisti, lasciando un vuoto difficilmente colmabile. È difficile, in un breve articolo di condoglianze e di commiato, riassumere l’opera di Giorgio Todde, che si è manifestata su vari fronti: la medicina (era medico oculista), la scrittura, il paesaggio, con numerosi e appassionati interventi su riviste, quali Eddyburg, giornali locali e nazionali (Il Manfesto, il Fatto Quotidiano) il lavoro culturale dal basso per la promozione dei libri e della lettura. Queste tre passioni possiamo leggerle in chiave gerarchica, lui stesso si definiva medico scrittore, eppure si integravano nella sua personalità e nella sua azione.
Non intendo soffermarmi sui suoi numerosi romanzi (11), tra cui Lo stato delle anime (Il Maestrale 2001), con cui cominciava la serie dell’imbalsamatore Efisio Marini, La matta bestialità (Il Maestrale, 2002), Paura e carne (Il Maestrale/Frassinelli, 2003), e Lettera ultima (Rizzoli, 2013), tradotti in diversi paesi europei, quanto piuttosto sul suo lavoro culturale che si è indirizzato nel campo della lettura e della tutela e valorizzazione del paesaggio e della natura, che sono, fin dalle origini, tra i centri di interesse principali di Equilibri.
Giorgio Todde è stato tra i fondatori dei Presidi del libro della Sardegna nel 2008, di cui é stato Presidente, inserendo la nostra isola in quel vasto movimento nazionale che era partito dalla Puglia nei primi anni 2000 sotto l’impulso di Giuseppe Laterza . I presidi del Libro erano un modo per affermare l’importanza del leggere e del libro quali strumenti di emancipazione e di crescita culturale di un paese, l’Italia appunto, che è agli ultimi posti nella graduatoria europea della lettura.
Voglio ricordare che Todde, tra le altre cose, assieme a Giulio Angioni, Marcello Fois e altri ha promosso il festival letterario di Gavoi, ha promosso Tuttestorie, ed è stato molto vicino a Equilibri, il Circolo dei Lettori di Elmas. Ricordo due occasioni di incontri con Giorgio Todde ad Elmas: l’inaugurazione del Presìdio del libro di Elmas, il 20 aprile 2010, insieme a Giulio Angioni e Flavio Soriga, e l’iniziativa “Identità e territorio” in cui Roberto Spina presentava il suo “Il dente mancante”, premiato alla Biennale di Venezia 2008 (per la sezione Architettura). In quella occasione , a cui parteciparono il prof. Antonello Sanna e Basilio Scalas, discutemmo dei modelli di città e paesi, a misura d’uomo e di natura, delle brutture dello sviluppo delle periferie e dell’Hinterland cagliaritani, della necessità di costruire modalità di relazione inclusiva e partecipe negli spazi urbani, al servizio della collettività e non della speculazione: temi più che attuali e urgenti, alla luce dei mutamenti climatici e dei movimenti migratori.
La bellezza dei libri e dell’ambiente in una prospettiva di nuovi rapporti sociali ed economici: ecco il lascito di Giorgio Todde
31 luglio 2020
Tonino Sitzia
(Presidente di Equilibri, Circolo dei Lettori di Elmas)
Con questa nota di condoglianze e di commiato, Antonio Sitzia ricorda Giorgio Todde medico, scrittore, determinato difensore del paesaggio, amico di Equilibri. Ricorda la presenza a Elmas dello scrittore e dell’uomo impegnato sui temi dell’ambiente in rapporto all’insediamento urbano.
In modo specifico Tonino fa riferimento all’iniziativa “Identità e territorio” svoltasi nella sala del Consiglio Comunale di Elmas, dove Giorgio Todde, con il suo intervento, portò un importante e puntuale contributo, comparando anche l’Italia con altri Paesi europei.
Ricordi che fanno parte della storia di Equilibri.
Concludo questo mio commento con delle domande che mi assillano: si è forse fermato il consumo dei suoli in Sardegna, e nell’Italia peninsulare, in una parola nel nostro bel Paese?
Si è forse fermata la speculazione dei suoli?
Sarà un caso che gli ambientalisti italiani sono sempre stati così ininfluenti, così minoritari, con consensi elettorali da ‘rianimazione’?
E quando sono stati componete governativa (sotto varie sigle, appagati solo di essere al governo) nessuno s’è accorto della loro presenza così subalterna alle decisioni forti dell’industria e della economia.