Ilaria Capua, l’autorevole scienziata virologa che ha fatto sentire la sua nel corso della pandemia, un punto di riferimento durante l’emergenza sanitaria causata dal covid-19, ci accompagna in questo libro alla scoperta dei virus. L’autrice utilizza un linguaggio originale e chiaro rivolgendosi al lettore come se questo fosse proprio lì davanti a lei e così il lettore si sente nel leggere la storia di undici virus che nel corso del tempo hanno cambiato la storia dell’uomo. La descrizione è accompagnata da disegni schematici che rendono ancora più chiaro il discorso e lo rendono fruibile e interessante anche per i ragazzi.
Il vaccino. L’autrice affronta per prima il virus della peste bovina, un morbillivirus, che colpì l’intero pianeta a partire dall’addomesticamento dei primi bovini. “All’epoca non potevano saperlo, ma stavano cambiando in modo drastico le regole di un ecosistema, con conseguenze radicali”. La peste bovina fu dichiarata completamente scomparsa nel 2010 a seguito di vaccinazioni diffuse in regioni sempre più vaste del pianeta. La scienza riuscì a debellare un virus, tramite la vaccinazione, dopo quello del vaiolo nel 1980. Il morbillivirus fece un salto di specie dai bovini all’uomo che trasformandosi in morbillo causò nel quinto secolo avanti cristo la letale peste di Atene, come riportato da Tucidide. Il morbillo, come è noto, si diffuse in tutto il mondo provocando milioni di morti a seguito di epidemie cicliche. Solo con diffuse vaccinazioni, a partire dagli anni sessanta, oggi si è arrivati a contenere la malattia ma ci vorranno ancora degli anni per debellarla del tutto.
Il salto di specie. La virologa racconta come Tracey McNamara, un medico veterinario di New York, riuscì attraverso le sue osservazioni a scoprire e isolare il virus che causò un impressionante moria di uccelli nel 1999 e la morte di diverse persone per encefalite. Si tratta del West Nile virus, comparso per la prima volta nell’emisfero occidentale, capace di compiere il salto di specie, e che viene trasmesso dalle zanzare e utilizza come serbatoio gli uccelli. Al momento non esiste alcun vaccino e con questa malattia bisogna imparare a convivere.
Il danno agli ecosistemi. “Nell’azione dell’uomo che modifica e danneggia gli ecosistemi senza preoccuparsi delle ripercussioni per la flora e la fauna” vanno ricercate le responsabilità della diffusione della “Fibropapillomatosi”, un herpes virus, che ha portato nell’ultimo decennio all’esplosione di malattie tumorali e alla morte di gradi numeri di tartarughe marine. Questa malattia ha come concause l’innalzamento delle temperature dei mari in cui proliferano alghe che rilasciano tossine velenose e l’inquinamento da microplastiche in contatto con residui di microplastiche e residui di petrolio che vengono ingerite dalle tartarughe. “Questo è una spia del pessimo stato di salute in cui si trovano i nostri oceani e mostra come i cambiamenti climatici e l’inquinamento possono avere ricadute invisibili e inaspettate”. I virus colpiscono anche le piante. Ad esempio il Banana Bunchy Top virus, trasmesso da un afide, è molto astuto, perché colpisce la pianta nei suoi centri vitali e distrugge intere piantagioni di banane.
I virus influenzali. I più noti virus influenzali hanno un grande potenziale: sono classificati in base alle proteine di superficie che possono combinarsi in modo diverso per dare vita a nuovi virus, e possono anche replicarsi per via sessuale. Tutto ciò li rende “mutevoli, sfuggenti e potenzialmente pandemici.” Un esempio di virus influenzale originato da una riproduzione sessuale è il virus dell’influenza Spagnola che si diffuse tra gli uomini a partire dal 1917 e in alcuni anni ne uccise decine di milioni. Abbiamo comunque dalla nostra parte farmaci e vaccini efficaci che ci difendono dai virus influenzali.
I Coronavirus invece non si riproducono sessualmente, ma anche essi arrivano da serbatoi animali e sono capaci di compiere il salto di specie. Nel 2019 un primo focolaio di Sars-Cov-2 compare in un gruppo di lavoratori nel mercato di animali di Wuhan in Cina. Nel mercato, il coronavirus, presente nei pipistrelli portati da una vicina foresta, entra in contatto col Pangolino, piccolo formichiere cui si attribuiscono proprietà magiche e terapeutiche, e quindi fa il salto di specie passando all’uomo e causando l’attuale pandemia. Nel ventunesimo secolo l’uomo ha creato una pandemia in una manciata di giorni, “I tempi della natura sarebbero altri: la spagnola ci mise due anni a fare il giro del mondo e il morbillo forse mille anni al tempo dei romani. Non erano malattie meno gravi dell’attuale pandemia ma allora un virus non poteva salire su un aereo e girare intorno al globo in poche ore”.
I virus sono spesso temibili, pericolosi e imprevedibili ma abbiamo dalla nostra le armi della scienza per difenderci, con la prevenzione, le terapie e i vaccini. Mentre fino a pochi anni fa per produrre nuovi farmaci o un vaccino erano necessari anni di sperimentazione, adesso le nuove tecnologie ci hanno permesso di fare lo stesso lavoro in pochi mesi.
Come sostiene la virologa già nelle prime pagine del libro “c’è solo un virus contro cui la scienza può fare poco: quello dell’ignoranza”
Grazie per il vostro intervento, sintesi chiara e precisa. Leggendolo mi è tornato in mente il bel sorriso di Ilaria Capua, quando parlava collegata alla nostra TV dagli Stati Uniti. Mi ha sempre colpito la sua capacità di parlare ad una intera popolazione e di spiegare, nei tempi ‘brevi’ della televisione, le cose molto complesse della sua scienza.
Dicevo del suo sorriso che trasmette serenità anche quando non nasconde i limiti a cui sono arrivate le ricerche; anche quando non nasconde il possibile evolversi e aggravarsi della pandemia. Ecco a me trasmette quel ‘giusto’ di fiducia, quel tanto di serenità necessaria.
I virus accompagneranno sempre le generazioni umane che si avvicenderanno (almeno fintanto che il Pianeta Terra potrà sopportarci) portando nuove e sconosciute malattie. Ma sapere che ci sono e saranno scienziati come Ilaria Capua a contrastarli non è cosa di poco conto.