18 Dicembre 2024
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Chi sono i sardi? Chi siamo? (note e spunti)

La questione dell’identità – pluralità e divenire dell’identità.

Esempio, tra i tanti, di identità plurime: ci si può sentire –  insieme nella distinzione –  sardi, italiani ed europei. L’uomo, ce lo ricorda Gramsci, è un un processo. Così l’identità è un processo che vede ogni singolo uomo entrare in rapporto con gli altri. Noi non siamo ciò che pensiamo, che crediamo di essere, ma siamo un divenire interagendo dentro rapporti con altri singoli individui in una determinata comunità, piccola o grande che sia. L’identità allora è fatto storico-sociale in divenire; sempre meno identità ‘data’ e ristretta in piccole etnie.

Non c’è un inizio della storia fondante le identità. Non c’è data di nascita certificabile delle nostre identità, ma, lungo le vicende storiche, solo “flussi identitari”.

Fattore importante di identità è la lingua che si parla.

Il sardo, nelle sue varianti, molto deve al latino dei romani conquistatori. E molto deve allo spagnolo. Della lingua nuragica sono rimasti solo dei toponimi: assente ogni traccia di scrittura.

Proprio la lingua è un punto debole dell’identità dei sardi. Bisogna prendere atto che c’è una predominanza dell’italiano. Sempre meno sono i giovani che parlano il sardo, e una esigua minoranza lo scrive. Nei convegni che trattano le questioni della Sardegna si parla italiano; nei convegni sulla lingua sarda, si parla italiano. C’è una pervasiva dominanza dell’italiano, padrone (naturale) del nostro pensiero, del nostro argomentare. Non è un caso, un capriccio del destino. C’è un rapporto stretto tra società, lingua che parliamo e pensiero. Le idee prendono forma nelle relazioni che intercorrono con gli altri e con la realtà (sociale, economico-produttiva) in continua trasformazione. È dal complesso dei rapporti sociali che si formano le idee, il nostro pensare e di conseguenza il nostro agire: ecco il rapporto stretto tra lingua che parliamo e pensiero. Pensiamo perché capaci di parola. Il nostro cervello consente una specifica funzione e capacità linguistica. Dunque, lingua, pensiero, realtà sociale sono correlati e in continua trasformazione.

Nazione sarda?

Spesso le discussioni sulla lingua sarda entrano in relazione con quelle sull’indipendenza. In questo parlare di nazione per la Sardegna (e quindi di indipendenza nazionale) ci vedo un attardamento ottocentesco. Un treno è passato, l’abbiamo perso (meglio non ci siamo saliti). Un bene, un male? La storia è andata così.

Perou nc’at ancora genti oi chi abetant, in cantoneras sderrutas, su trenu de s’indipendenzia e no s’acatant chi no ci funt prus mancu is binarius.

Un’ultima nota (non ricordo se da una lettura o da un dibattito).

Pare che i siciliani siano consapevoli che la loro identità comprenda l’avvicendarsi degli arabi, dei normanni e d’altri incontri: non hanno l’atteggiamento resistenziale dei sardi.

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1 commento

  1. Grazie Gabriele per questa riflessione chiara e lucida sull’identità sarda che condividiamo pienamente. Grazia Deledda in una sua poesia richiama così il flusso identitario:

    “Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,
    romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
    Siamo le ginestre d’oro giallo che spiovono
    sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
    Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
    lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
    Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
    delle onde che ruscellano i graniti antichi,
    della rosa canina,
    del vento, dell’immensità del mare.
    Siamo una terra antica di lunghi silenzi,
    di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
    di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
    Noi siamo sardi.”

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