La recente scomparsa di Piero Angela, noto e apprezzato giornalista e divulgatore scientifico, offre lo spunto per testimoniare ancora la sua presenza attraverso i suoi scritti. Ci sembra che uno dei tanti modi per tenere vivo il suo ricordo sia quello di richiamare uno dei suoi libri più noti “Tredici miliardi di anni”, pubblicato da Mondadori nel 2015.
Piero Angela, inviato e conduttore del TG, deve la sua grande popolarità ai suoi programmi di divulgazione scientifica, da Quark a Superquark per citare i più importanti, ma il suo inconfondibile stile appare anche nei suoi libri.
Questo libro, come tutti quelli di Piero Angela, è scritto con lo stesso stile divulgativo, chiaro, semplice ma scientificamente rigoroso, sempre utilizzato per i suoi programmi televisivi.
In questa opera descrive l’evoluzione dell’Universo, evoluzione vista come un continuum dalla parte più inorganica della materia (l’atomo più leggero: l’idrogeno) fino alla estrema complessità degli esseri viventi anch’essi strettamente legati tra loro da un fulcro comune: il DNA. Ci accompagna in un incredibile viaggio virtuale lungo 13 miliardi di anni, simulando l’osservazione attraverso venti telecamere installate nei punti chiave della nostra evoluzione. Il viaggio si svolge attraverso il racconto di un cronista che, dialogando con un immaginario interlocutore curioso, ripercorre questa fantastica storia, “la nostra”, soffermandosi soprattutto sui passaggi principali, sui mutamenti radicali che hanno lentamente plasmato l’Universo e la vita sulla Terra. Tutte le descrizioni e argomentazioni riportate sono rese possibili grazie ai documentati risultati della ricerca scientifica che, mediante la tecnologia di microscopi e telescopi e i progressi degli studi di genetica, ha fatto guadagnare dei gradini importanti nella scala della conoscenza. Al contempo, viene sempre messo in evidenza quanto ancora ci sia da scoprire e capire e quanti progressi debbano ancora essere compiuti.
L’osservazione parte dal Big Bang fino ad arrivare alle avanzate tecnologie dei giorni nostri, passando dalla formazione di stelle e pianeti orbitanti intorno ad esse, l’organizzazione pluricellulare, fino alle prime forme di vita apparse sulla Terra, dalla comparsa dell’acqua sulla terra a quella dei primi batteri e organismi pluricellulari, dai primi ominidi all’uomo moderno.
Un racconto avvincente che può essere l’occasione per approfondire molte delle conoscenze scientifiche attualmente a nostra disposizione sugli argomenti più vari riguardo:
l’astronomia (il Big Bang, la formazione delle stelle e dei pianeti, i buchi neri, i’evoluzione dell’Universo …);
la biologia (la teoria dell’evoluzione, la cellula, il DNA …);
la storia della vita sulla Terra (le prime forme di vita, i dinosauri, le estinzioni di massa …);
lo sviluppo dell’uomo (dagli ominidi preistorici all’Homo sapiens, dalla ruota alle tecnologie più recenti, fino alle ultime frontiere della scienza).
Tra le varie curiosità e dettagli, sempre attraverso un dialogo incalzante e semplice da comprendere, questi ci sono parsi particolarmente interessanti.
- Pensiamo alla nascita di elementi come carbonio, azoto ossigeno e fosforo (necessari per la nascita della vita sulla terra) che avviene grazie alla fusione dei nuclei di atomi leggeri all’interno di “potenti fornaci termonucleari” che si creano nei primi stadi della formazione del pianeta.
- Gli studi compiuti sulla laringe: essendo posizionata negli umani molto più in alto nel collo rispetto agli animali, questo ha favorito negli umani la formazione di un ampia camera vocale che ha reso possibile lo sviluppo del linguaggio. Questa caratteristica ha limitato negli animali (compreso lo scimpanzé) la capacità di produrre suoni.
- Grazie ai progressi scientifici degli ultimi decenni, le ricerche sul DNA hanno permesso di risalire a quasi 4 miliardi di anni fa e al più antico antenato comune di tutti gli esseri viventi: un batterio ipertermofilo. Gli studi hanno permesso di calcolare che noi abbiamo il 98% del DNA in comune con gli scimpanzè bonobo, l’88% in comune col topo e a seguire con vari altri animali, fino ad arrivare sorprendentemente … a scoprire che abbiamo in comune il 50% del DNA con la banana!
Queste ricerche hanno portato anche a dimostrare che tutti noi abbiamo un’antenata comune, una donna vissuta in Africa tra 130 e 150 mila anni fa. Infatti all’interno dei mitocondri abbiamo un secondo tipo di DNA, 300000 volte più corto del DNA classico, che è una sorta di “passeggero” passato inalterato attraverso la catena delle madri.
- Abbiamo una visione mitologica che dipinge i nostri lontani antenati cacciatori e raccoglitori come rispettosi dell’ambiente. In realtà, alla fine dell’ultima glaciazione, nonostante la popolazione stimata degli umani fosse di circa 6 milioni di abitanti, pare che questi siano stati una delle forze più devastanti mai apparsa sulla terra, che portò all’estinzione di mammuth, bisonti, cammelli giganti, rinoceronti, cervi giganti … che popolavano i vari continenti, quindi alla distruzione della megafauna!
Infine uno sguardo al futuro: viene riportata una tabella estremamente interessante che contiene i dati statistici sulla vita economica e sociale a partire dall’anno 1783 fino al 2000, riferiti alla Gran Bretagna (lo stato che possiede le informazioni meglio documentate): la popolazione cresce da 12,6 fino a quasi 60 milioni di abitanti, le ore di lavoro annuali per persona vanno da 3000 a circa 1500, il PIL pro capite passa da 1500 a quasi 20000 dollari e la speranza di vita va da 36 a 79 anni! L’aspetto più eclatante è pur essendosi quadruplicata la popolazione, il reddito medio si è moltiplicato per più di tredici volte e la vita media più che raddoppiata!
Viene anche riportato che oggi in Italia solo il 4%, della popolazione lavora in agricoltura (contro il 70% agli inizi dell’ottocento), il 30 % nell’industria e ben il 66% nel terziario! “La grande rivoluzione della stazione eretta e la liberazione delle mani, oggi si è trasformata nella liberazione dalle mani, cioè dal lavoro manuale” Piero Angela conclude: “E’ normale che molti cambiamenti futuri sfuggano ora alla nostra capacità di percepirli … L’evoluzione non ha una direzione di marcia, si dirama in tutte le direzioni, come nei rami di un albero. Uno di questi rametti ha portato casualmente all’uomo. Ma quel rametto è davvero straordinario perché è un pezzetto di Universo che guarda se stesso, che ragiona, che cerca di capire le sue origini e il suo destino. Per adesso accontentiamoci di essere la prima generazione a sapere così tante cose sull’Universo e sulla vita, e invidiamo le prossime generazioni che ne sapranno molto di più”.
La sintesi offertaci da Mariano e Anna è efficace quanto il lavoro del divulgatore Piero Angela che ha saputo raccontare e rendere comprensibile a tutti fatti e fenomeni scientifici.
Ma, se l’uomo “è straordinario”, sarà in grado di produrre progresso e non l’autodistruzione e la distruzione del pianeta che da tempo si percepisce?
Come si porrà di fronte alle sfide che lo attendono per garantire la sopravvivenza sua e degli altri viventi sul nostro pianeta? Come risolverà lo squilibrio tra risorse, produzione e consumi? Forse, più che scoprire nuovi mondi, è bene che questo essere straordinario guardi al nostro mondo con occhi diversi, riveda i propri stili di vita, se vorrà affrontare il grande problema del riscaldamento globale, che non solo pregiudica la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi, ma è una delle cause dei movimenti migratori, dei conflitti e guerre diffusi in varie parti del mondo. Forse allora potrà esserci Progresso, secondo quanto si legge nel vocabolario Treccani: “evoluzione, avanzamento culturale, di conoscenze scientifiche e tecnologiche diffuse, raggiungimento di libertà politiche ecc. al fine di procurare un miglioramento generale del tenore di vita e un grado di maggiore di liberazione dai disagi”.
E comunque permane la mia perplessità, che, in sintesi, posso far risalire all’infimo livello della tecnologia allora svuluppata per cui non si può fare un paragone con la capacità di autodistruzione del “sapiens” dei nostri giorni. Parliamo di gruppi umani non coordinati tra loro, come se gli abitanti dell’attuale Parigi fossero sparsi per la Terra. Le città cominciarono a formarsi molto dopo circa diecimila anni fa con l’avvento dell’agricoltura.
Stento a credere che “i nostri antenati sarebbero stati invece una delle forze più devastanti mai apparse sulla terra”. E penso sia difficile indagare con rigore scientifico un tempo assai remoto ancora fuori dalla storia. Storia che arriverà con i primi insediamenti umani che evolveranno in città, con la scrittura…
Grazie Gabriele per il tuo commento. In effetti di fronte a queste affermazioni si resta sbalorditi. Tuttavia, molte prove scientifiche hanno portato a queste considerazioni. Quegli antichi cacciatori oggi vengono visti come in equilibrio ambientale, in armonia con la natura, tuttavia sembra che la realtà sia stata diversa. Come viene riportato sul libro, dove vengono citati tanti studi sulla scomparsa della Megafauna, i nostri antenati sarebbero stati invece una delle forze più devastanti mai apparse sulla Terra. Che il sapiens sia stato capace ed è capace di distruzione e di autodistruzione ce lo insegnano i giorni nostri.
Avanzo una seria perplessità su un punto trattato da Piero Angela in “Tredici miliardi di anni” e messo, tra gli altri, in evidenza nella recensione di Anna e Mariano.
Ecco: possibile che solo 6 milioni di abitanti la Terra – cacciatori e raccoglitori – siano stati capaci, armati d’armi rudimentali fatte di pietra e di legno, d’uno sterminio fino alla totale estinzione della megafauna di allora?
Mi pare cosa improbabile che un così esiguo numero (anche meno di 6 milioni, se si considera che la caccia probabilmente era riservata quasi esclusivamente ai maschi adulti) abbia potuto incidere così tanto – la fine dei mammuth, dei bisonti, dei cammelli giganti, dei rinoceronti, dei cervi giganti…
Non è che siano intervenuti altri fattori “naturali” e che quei nostri poveri antenati, essi stessi, abbiano assistito impotenti e danneggiati? Al di là d’ogni visione mitologica.
Grazie Anna e Mariano per la bella recensione di questo interessante libro. Ho letto molti anni fa “Alfa&Beta”, libro nel quale Piero Angela, sotto forma di dialogo tra una signor Alfa e un signor Beta, affrontava moltissimi problemi di carattere scientifico.
Ci mancheranno lui e i suoi libri, veri gioielli dell’arte divulgativa.