Ancora la questione animale
Ne “La lettura” del 4 settembre, originale e degno di nota, l’articolo “Noi e gli altri animali” di Mauro Covacich. Raccomanderei vivamente la sua lettura, specialmente ai così detti “animalisti” o anche detti “amici degli animali”. Per quanto mi riguarda non posso dirmi animalista. Il che non comporta che io sia, per inevitabile conseguenza, un nemico degli animali e della prolifica e variegata famiglia degli stessi animalisti.
Ad Elmas “Equilibri” ha invitato, qualche mese fa, Monica Pais, chirurgo veterinario, per parlare del suo libro “La casa del cedro”. Sollevai alcuni punti, toccando la suscettibilità “pavloviana” di alcune signore “amiche degli animali”. Punti che sinteticamente ripropongo aperti ad un eventuale confronto e che sollevano questioni che andrebbero approfondite.
Quanto segue limitato al rapporto particolare e speciale dell’uomo con il cane.
A – Amicizia o possesso?
L’amicizia del cane per il padrone è totale. Naturalmente il cane non ha il concetto di amicizia che noi umani attribuiamo anche a lui. Comunque osservando il cane possiamo capire e parlare di un suo sentimento di amicizia. E d’altri sentimenti di contentezza o di afflizione. Ma può dirsi davvero amicizia reciproca quella tra cane e padrone? Ed è possibile una “amicizia” tra il possessore e il posseduto? Il rapporto con il cane spesso si manifesta come il possedere un essere animato quasi fosse un oggetto. Anche da esibire, conciato e abbigliato in vario modo. Tra il cane e l’amicizia del padrone c’è sempre un guinzaglio, una museruola. Anche la sterilizzazione che è una castrazione più “gentile”. Senza dimenticare quell’attività di “costruzione” esasperata ed esagerata di ulteriori nuove razze.
B – Il cane come rimedio alle frustrazioni.
Spesso l’esistenza di noi umani incontra il grigiore del trantran giornaliero, la routine scialba delle nostre ore. Nel lavoro, nei rapporti quotidiani riceviamo tanti comandi e condizionamenti. Ogni comando ricevuto – osserva Elias Canetti – è come una spina che rimane confitta in noi. Ecco allora che si cerca di trasferire, di scaricare parte di questi “comando-spina” al nostro amico cane. Da lui (sempre fedele) dedizione assoluta. Mentre noi umani ad ogni piè sospinto di ordini gliene impartiamo continuamente a voce e con gesti. Lo addestriamo all’obbedienza e ciò ci rasserena, ci rassicura. Ecco: qualcuno è sotto di noi, è nelle nostre disponibilità!
Oppure più banalmente forse anche si tratta meramente di una moda che genera imitazione – si fa allora a gara a chi ha il cane meglio acconciato, il cane meglio abbigliato con il “vestitino” all’ultima moda…
C – L’industria sviluppatasi attorno agli animali domestici. Al cane in modo specifico.
Quando interviene l’industria spinta dalla produzione e dal profitto, ben presto si determinano fenomeni di massa, entrano in gioco grandi numeri. Prende piede un mercato, un costume, una moda. Si moltiplicano le imitazioni e le adesioni. L’industria non produce solo manufatti, ma anche idee, modi di essere e di pensare. Per l’industria l’imperativo è produrre, produrre, produrre: la quantità, dunque, meno la qualità. L’industria attorno agli animali domestici non fa eccezione. Essa investe soprattutto le città. Oltre certi limiti può la convivenza con i cani diventare molto disagevole, se non insopportabile? L’industria infatti non si pone limiti: per sua natura tende ad aumentare la produzione, determinando fenomeni di massa e grandi numeri. I centri urbani, le nostre città dovrebbero darsi una programmazione e dotarsi di quei servizi necessari ad una convivenza tra uomini e animali. E le città, allora, dovremo progettarle e costruirle per la convivenza tra uomo e cane. Considerando che oggi si è carenti anche di servizi per i soli cittadini. Penso allo smaltimento dei rifiuti. È necessario tener conto e provvedere allo smaltimento anche dai rifiuti prodotti dagli animali, valutarne la quantità, approntare un efficiente servizio. Quanta cacca producono i cani conviventi? La nostra è convogliata nella rete fognaria; quella dei cani o rimane nelle nostre vie, nei nostri parchi, o subito raccolta in buste di plastica è gettata nei cestini dei rifiuti delle piazze, non a ciò adibiti. E attrezzarci così per ogni altro rifiuto legato a questa presenza. Credo siano questioni, interrogativi che devono essere considerati e quindi concretamente affrontati.