Giace il vecchio nella piana, là in Tanca Manna, come un pachiderma arreso tra acre odore di fumo e di morte, adagiato nel fuligginoso manto, rinsecchito e offeso. Solo, all’orizzonte, consola un vago sentore salso. Antico e millenario tronco cavo ormai come una voragine al cui fondo si dilata il tempo. Ha visto viandanti, eserciti avvicendanti, fanciulle rapite, curvi lavoranti, greggi transumanti, banditi con occhi di fuoco, bardane, danze pagane e preghiere a carpire segreti. Ora le prefiche si aggirano tra scheletriti rami e le chiome sfatte che si abbandonano alla terra… e proprio lì, nel ventre patriarcale, un tenero germoglio. Tonino Sitzia