Tra qualche giorno, il 27 gennaio, celebreremo la Giornata della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto che, per mano della Germania nazista, provocò l’uccisione di un terzo del popolo ebraico e di migliaia di persone ritenute “inferiori” per motivi politici o razziali, di minoranze etniche, omosessuali, portatori di handicap mentali o fisici. Poiché tra le vittime ci furono almeno un milione e mezzo di bambini, per non dimenticare le piccole vittime innocenti nei campi di concentramento, vorrei proporre ai lettori di Equilibri la commovente poesia “C’è un paio di scarpette rosse” scritta dalla poetessa, scrittrice e partigiana Joyce Lussu. La poesia è stata scritta nel 1945 quando si venne a conoscenza del’orrore e del drammatico destino dei bambini nei campi di sterminio nazisti, eliminati per primi proprio perché erano bambini. C’è un paio di scarpette rosse C’è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro quasi nuove: sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica “Schulze Monaco”. C’è un paio di scarpette rosse in cima a un mucchio di scarpette infantili A Buchenwald. Più in là c’è un mucchio di riccioli biondi d ciocche nere e castane a Buchenwald. Servivano per fare coperte per i soldati. Non si sprecava nulla i bimbi li spogliavano e li radevano prima di spingerli nelle camere a gas. C’è un paio di scarpette rosse di scarpette rosse per la domenica A Buchewald. Erano di un bimbo di tre anni, forse tre anni e mezzo chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni, ma il pianto lo possiamo immaginare si sa come piangono i bambini. Anche i suoi piedini li possiamo immaginare numero ventiquattro per l’eternità perche i piedini dei bambini morti non crescono. C’è un paio di scarpette rosse a Buchenwald quasi nuove perché i piedini dei bambini morti non consumano le suole.