Naufraghi Su questa nostra sponda mediterranea C’è un mare dello svago, Il mare delle nostre estati liete Vaghe e spensierate. A sud dove sentiamo l’Africa, Là oltre il mare c’è altra sponda - da lì s’imbarcano genti E qui spesso accade che si riversino Naufraghi e corpi morti annegati. Non possiamo più ora fissando La distesa d’acque fino all’orizzonte, A sud dove c’è l’Africa, Che per vie ancestrali pulsa Dentro di noi, non possiamo Più rimuovere quella sponda, Non possiamo più non pensare Ai fuggiaschi che lì s’accalcano. Bambini attoniti dagli occhi sgranati Di sconcertante mestizia - sono l’emblema di un’infinita Ingiustizia planetaria. Donne e uomini che portano Sulla pelle e negli sguardi Una fatica estrema, l’angoscia, L’umiliazione, lo strazio Dei corpi feriti di vecchie E recenti torture, il lutto Di cari caduti lungo i deserti, O ghermiti sul mare dall’onda. Cadaverini gonfi, Fra le reliquie sparse d’un naufragio, Smossi sulla ghiaia della battigia. Sponda dello stesso mare che ci accomuna - amaro e ameno bello e spaventevole. Che cosa è il mare Che distanzia il dire dal fare? Se è quello che comunica, Quello degli scambi, del cammino Verso l’incontro, allora il dire S’avvicina al fare ed è cosa buona. Oppure il mare frapposto È pelago ostile e sconfinato - il dire e il fare saranno Allora falsi e nefasti E il mare quello chiuso del rifiuto. Necessario è dunque un mare del sentire, Un mare dell’ascolto, attento. Un sentire ardente con tutto il corpo Oltre le voci e i suoni che ci recano Le cronache delle tragedie.
Poesia molto bella. La parola poetica di Gabriele alterna lirica e invettiva a fronte delle immani tragedie che si ripetono in questo mare che forse da troppo tempo è stato recintato come “Nostrum”. Il mare non appartiene, ha una su legge di natura: è scambio, conoscenza, avventura, sogni, e poi approdo, incontro, confronto, accoglienza, possibilità.
Bellissima e struggente poesia tristemente attuale.
Uomini, donne e bambini disperati e in fuga da guerre, fame e paura, cercano speranza nel mare nostrum.
“Pelago ostile e sconfinato…e il mare quello chiuso del rifiuto” diventa il loro cimitero.