Anche quest’anno ad Elmas, come in tutto il mondo, è stato celebrato il Giorno della Memoria. La data è stata quella del 27 gennaio, a ricordo del 27 gennaio 1945, quando le avanguardie dell’Armata Rossa liberarono il campo di sterminio di Auschwitz. Ad Elmas, presso l’aula consiliare, Ottavio Olita, scrittore e giornalista, si è confrontato con Piera Levi Montalcini, nipote di Rita Levi Montalcini (Nobel per la Medicina nel 1986) La sua famiglia, dal padre Gino, ai nonni, alle zie Anna, Paola e Rita, era di origine ebraica, ed ha subito la tragedia delle discriminazioni razziali durante il fascismo, soprattutto le conseguenze drammatiche delle Leggi Razziste del 1938.
Piera Levi Montalcini, oltre che tenere viva la memoria della famiglia, è attivissima operatrice culturale che, attraverso l’Associazione Levi-Montalcini, si occupa di sostegno, orientamento e formazione di ragazze e ragazzi, soprattutto in ambito scientifico. Un secondo animato incontro si è tenuto lunedì mattina, presso il Teatro Comunale, dove la Montalcini ha incontrato gli studenti, la Dirigente Scolastica, e i docenti dell’Istituto Comprensivo.
Sebbene si sottolinei, da più parti e dagli storici più attenti, il rischio della stanca ripetitività, della mummificazione della ricorrenza, le riflessioni e il ragionare sul Giorno della Memoria sono sempre vive e attuali, perché toccano corde profonde dell’agire umano, il quale, quasi a esorcizzarne la portata, tende a relegarlo nel passato remoto o a utilizzarlo in chiave presente. L’uso intelligente e approfondito dello studio della storia, sempre più che mai necessario ora che gli ultimi testimoni diretti sono quasi tutti scomparsi, eviterebbe non solo la dimenticanza ma, come in questo caso, l’uso politico della storia a fini del presente. Così il nostro governo piega il corso della storia al presente, nel nome di una astratta Riconciliazione Nazionale e addirittura “patriottica”, dimenticando che la nostra repubblica, sebbene imperfetta, è nata dalle macerie del fascismo e dalla lotta per la Liberazione.
Piera Levi Montalcini incontra gli studenti dell’Istituto Comprensivo di Elmas
Quest’anno in particolare il Giorno della Memoria non poteva che risentire dei fatti in Medioriente, dati il massacro sconsiderato di Hamas del 7 ottobre contro civili israeliani (1400 morti tra cui molti bambini) e la reazione in forma di carneficina sulla popolazione palestinese, tutt’ora in corso, scatenata dal governo di Israele (si parla di quasi 30.000 morti, moltissimi bambini).Man mano che il 27 gennaio si avvicinava, amplificate e combattute sui social e sulle veloci e superficiali testate televisive, le domande prendevano corpo: “In questo frangente storico ha senso il Giorno della Memoria?”, “Chi celebra il Giorno della Memoria è filosionista (cioè sta dalla parte di Netanyahu e del suo governo) o filosemita?” “Chi è contro il Giorno della Memoria, è antisemita?” “L’ONU, e il suo segretario, che invitano al cessate il fuoco, è antisemita e filopalestinese?” E quando Gutierrez dice che “Gli attacchi di Hamas non vengono dal nulla Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione” come mai la richiesta di dimissioni da parte di Israele.? “Come mai una certa destra e una certa sinistra occidentale si affiancano acriticamente al governo di Israele che avrebbe subito un “nuovo Olocausto” col brutale attacco di Hamas, o con i Palestinesi che paragonano Netanhyau a Hitler?
Queste domande, ce ne sarebbero altre, così problematiche, e che scatenano le semplificanti scorciatoie “Tu da che parte stai?”, vengono proprio da come si utilizza la memoria. Nel caso della Shoah: è stato, è accaduto, le vittime del nazismo giacciono per sempre lì, nella polvere dei lager, nelle rovine dei forni crematori fatti saltare dai tedeschi per nascondere l’inenarrabile, nelle fotografie ingiallite, nei ricordi sbiaditi dei pochi superstiti, nei musei dei Campi, nei tanti filmati d’epoca.
Sono i sommersi: bambini (1.500.000), Rom e i Sint (Zingari), a turno perseguitati fino allo sterminio (“La Soluzione finale” sancita dalla Conferenza di Wannsee del gennaio 1942) non per motivi religiosi ma per motivi razziali. I nazisti ritenevano che la razza ebraica e quella degli zingari fossero inferiori per natura, cioè biologicamente, alla razza ariana, ne inquinassero la purezza, che doveva essere protetta in tutti i modi. Poi vennero eliminati, per motivi religiosi, politici, perché inabili o portatori di Handicap (come Equilibri organizzammo una mostra sul famigerato Progetto T4, Marco Paolini “Ausmerzen, vite indegne di essere vissute”, Einaudi 2012, presentato a Elmas da Fabrizio Lo Bianco per il Giorno della Memoria 2016) fino ad essere circa 6.000.000.
In Germania, due settimane fa, ci sono state grandi manifestazioni quando si è scoperto (tramite il giornalismo di inchiesta Correctiv) che l’Afd, il partito di estrema destra tedesca, nel novembre 2023 aveva organizzato una riunione segreta per progettare la cacciata in massa degli emigrarti, anche con cittadinanza tedesca ma non troppo “assimilati”, e trovare uno stato modello in Nordafrica dove trasmigrare due milioni di persone. L’Afd è presente nel Parlamento, ed è accreditato di un 20% di consensi alle prossime elezioni eurpeee…
Che la memoria continui ad essere attiva perché l’antisemitismo, spettro dell’Europa, si rinforza, riaffaccia ed è sempre presente nei momenti di crisi storica, ma fa riflettere il fatto che sempre in Germania, ogni volta che si fa qualche evento (da parte di Università, scrittori, convegni, libri) che critichi Israele, non il popolo israeliano ma i governi che si sono succeduti dal 1948 ad oggi, vengano o impediti o tolti i finanziamenti, in una sorta di caccia alle streghe che non si spiega solo col senso di colpa dei tedeschi, che hanno fatto abbondantemente i conti col proprio passato, si portano dentro.Nel frattempo il capitale ingrassa vendendo armi negli opposti fronti, l’economia deve girare, perché c’è l’indotto, c’è la ricerca più avanzata che poi sarà usata per “scopi civili”, ci sono i più fini ingegneri, che hanno trovato un lavoro ben pagato.
Che la memoria sia attiva, al di là delle celebrazioni e date, e le parole di Primo Levi continuano a farci riflettere “Sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice, che ne è uscito più per fortuna che per virtù, e che da allora conserva una certa curiosità per i vortici, grandi e piccoli, metaforici e materiali.”
Fondamentale e necessaria la conoscenza della storia. Andrebbe insegnata con più serio approfondimento, senso critico e ricerca documentale; indagando le cause sociali, politiche ed economiche degli accadimenti. Ma la conoscenza della storia di per sé non consente di evitare i disastri e le immani tragedie (come quelle tra il 1915 e il 1945), ciò perché la storia non si ripete meccanicamente e riguarda il passato non l’attualità in corso. Il passato è lì (nei documenti, nei libri, nei ricordi dei sopravvissuti) si può analizzare, studiare, capire: il presente è più difficile da comprendere (nel vivo del suo “farsi”, di cambiamenti in atto che interessano altre generazioni rispetto al passato) e non è possibile meramente compararlo con ciò che è già stato. Se nel 1933 i liberali asserivano che Hitler sarebbe presto caduto, non si può affermare che “il 2024 potrebbe essere il nuovo 1933!” Non per questo vedo rosa e sono ottimista per il 2024.
Grazie Tonino per questo dettagliato resoconto della Giornata della memoria svoltasi il 27 gennaio organizzato dalla Associazione Culturale Equilibri e per le interessanti considerazioni riportate. L’importante e significativa partecipazione del pubblico ci ha confortati sul peso che viene ancora attribuito al ricordodi quanto accaduto con la Shoah. Come giustamente sottolinei “L’uso intelligente e approfondito dello studio della storia, … eviterebbe non solo la dimenticanza ma, come in questo caso, l’uso politico della storia a fini del presente.Così come recentemente ha mostrato di fare il nostro governo … dimenticando che la nostra repubblicaè nata dalle macerie del fascismo e dalla lotta per la Liberazione.”
Lo studio e l’approfondimento della Storia ai giorni nostri dovrebbe invece aiutarci a non farci sopraffare dalle destre che si stanno imponendo in diversi stati e ambiti …. Uno degli esempi da te riportato riguarda“l’Afd, il partito di estrema destra tedesca, che nel novembre 2023 aveva organizzato una riunione segreta per progettare la cacciata in massa degli emigrati… e trovare uno stato modello in Nordafrica dove trasmigrare due milioni di persone. L’Afd è presente nel Parlamento, ed è accreditato di un 20% di consensi alle prossime elezioni europee… “
Recentemente è apparso un articolo su El Pays“2024: sarà come il 1933? L’anno della distruzione della Democrazia?”che a tal proposito fa un inquietante accostamento tra quanto accaduto nel 1933 in Germania e quanto accade ora nel 2024:
“Adolf Hitler nel 1933 fu nominato Cancelliere della Germania. Per i suoi seguaci, fu un giorno di “rivoluzione nazionale e rinascita.”…Ma fu anche un momento trionfale nella storia dell’inganno popolare… L’arrivo di Hitler segnò un punto di svolta nella storia mondiale, l’inizio di un processo politico che si sarebbe concluso con la seconda guerra mondiale e l’Olocausto. Ma Hitler non “ha preso il potere”, come hanno poi detto i nazisti. Al contrario, come ha spiegato il suo biografo Ian Kershaw, venne “innalzato al potere… Un anno dopo, nell’estate del 1934, Hitler ordinò l’assassinio dei suoi rivali interni al partito e, il 2 agosto, si proclamò Führer della Germania. La sua dittatura era assoluta. I primi campi di concentramento erano già operativi e l’economia si avviava verso la guerra.
Questo periodo della storia continua ad essere ancora molto rilevante anche oggi. Centinaia di milioni di persone voteranno per elezioni decisive quest’anno e, sebbene i segnali d’allarme siano sotto i nostri occhi, pochi analisti sono pronti a dirlo ad alta voce: il 2024 potrebbe essere il nuovo 1933!
Basti immaginare il mondo tra un anno, quando la disinformazione avrà abbattuto le maggioranze democratiche in tutto il mondo …. Le prospettive per il 2024 sono così cupe che molti si rifiutano di prenderle in considerazione. Proprio come nel 1933 i liberali predicevano che Hitler avrebbe presto fallito, oggi le illusioni annebbiano il nostro giudizio…”