18 Dicembre 2024
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Ogni produzione di energia elettrica necessita di ingombranti strutture materiali

“L’identità del molino e le rinnovabili” è un importante articolo di Tonino Sitzia, che così conclude: “… non c’è alternativa alla produzione di energia da fonti rinnovabili”. Concordo.
Intervengo anch’io su “Equilibri” svolgendo qualche considerazione. Intanto Pier Luigi Bersani, qui in Sardegna per una serie di incontri in diversi comuni, certo non un “sardista” barricadiero, circa la questione delle rinnovabili, ha parlato di una “sproporzione disumana circa queste autorizzazioni”, da cui la “sacrosanta reazione popolare” al far west della speculazione energetica: “si pretenderebbe che la Sardegna risolvesse il problema del mondo”, dice Bersani infine auspicando “una operazione regionale, razionale e dimensionata per la Sardegna”.
Ecco Tonino Sitzia nel suo articolo, dopo aver citato Giulio Angioni, scrive: “sembra dunque che la Sardegna, come un Giano bifronte, oscilli sempre nei meccanismi dello sviluppo, tra uno sguardo al passato e uno al futuro, ma che storicamente lo sguardo al passato sia prevalente, il futuro temuto e rimosso, e il presente prevalga come stasi”. Detto così sembra che il futuro, il destino della Sardegna sia stato tutto nelle mani dei sardi. Ben sappiamo di tanti potenti e diversi condizionamenti esterni, senza dimenticare le “colpe” e le precise responsabilità di chi ha governato la nostra Regione.
Ora progresso e sviluppo non sono la stessa cosa, spesso li si confonde. Ma per il capitalismo, sistema economico finanziario, divenuto globale, il progresso e lo sviluppo che persegue sono la stessa cosa. Le multinazionali sono fortemente implicate con le grandi banche, con l’articolazione delle finanziarie e tendono sempre a portare avanti un loro sviluppo, loro progetti al di fuori di qualsivoglia programma democratico, se non interviene un forte potere politico e democratico (oggi spesso incerto e impotente). Il loro fine è (oltre che approfittare dell’incentivo di danaro pubblico) uno sviluppo continuo. Un’azione che saccheggia le risorse in natura ed è incompatibile con il futuro dell’umanità. E oggi sempre più i cambiamenti, lo sviluppo e l’avvenire sono purtroppo nelle loro mani.
Ecco a mio parere alcuni punti da tenere presenti.
1 – il quanto. Intendo quanta energia così detta pulita, o “rinnovata” viene riservata alla Sardegna. Già l’autorità politica statale ha imposto alla Regione sarda una quantità sproporzionata al fabbisogno dei cittadini dell’Isola. Le multinazionali non si pongono neppure quel limite, com’è per loro natura.
2 – il chi. Le multinazionali. Ora osservo che una parte del movimento eco-ambientalista pare essere indifferente al “chi”. Purché mettano le pale eoliche e i pannelli solari ben vengano questi potenti speculatori. Divenendone così alleati.
3 – il come. Questo punto è strettamente legato al “chi”. Il “come” per questi “profittatori del vento e del sole” risponde solo ai loro profitti, al di fuori di ogni programmazione democratica.
4 – il dove. A questi speculatori, le leggi e i decreti dello stato permettono di insediarsi ovunque sia più facile perseguire il massimo profitto. Non si dimentichi che l’attuale presidente della Regione ha collaborato con Draghi al decreto che ha stabilito per la Sardegna una quota sproporzionata della produzione di energia rinnovabile. Inoltre in quelle carte si fa riferimento alle aree idonee e a quelle non idonee, per poi più avanti sottolineare che nelle aree non idonee comunque si possono ugualmente installare gli impianti. Il tetto minimo imposto dal decreto Draghi è di 6200 megawatt (6,2 Gwatt), ed è già tre volte la potenza che serve in Sardegna. Ma c’è incombente una richiesta di allaccio elettrico per 53400 megawatt (53,4 Gwatt). Tra i nomi degli interessati spiccano, tra gli altri, i cinesi con le loro imprese (per mille ettari di pannelli nel nord dell’Isola); e, soprattutto, gli americani della JP Morgan.
Urgono domande.
A chi dovremo pagare il consumo di questa nuova energia?
Quale autorità potrà intervenire sulle bollette emesse dai nuovi padroni?
(Per favore, non ci si dica che il mercato e la concorrenza terrà sotto controllo i prezzi)

Avere in casa multinazionali che controllano gran parte dell’energia elettrica prodotta è un “affare” che implica forti condizionamenti alle libertà collettive e individuali.
Bersani, per ritornare a lui, apprezza e applaude il movimento che qui in Sardegna ha prodotto una legge che dovrà essere discussa in Consiglio regionale. Fatto altamente democratico, anche più dell’istituto referendario che si limita solo ad abrogare una legge o parti di essa. Un movimento articolato che ha visto agire con i sindaci le loro comunità vivaci e attente.
La presidente della Regione, alla richiesta di un iter d’urgenza, ha risposto piccata: le leggi si fanno e discutono nel parlamento regionale, sottolineando l’importanza dell’istituzione. A me è parsa un poco ristretta la visione istituzionale della presidente, essendo la legge di iniziativa popolare prevista dallo statuto regionale, non è, non dovrebbe essere concepita come corpo estraneo ed accolta con un certo fastidio. Certamente non è frutto di disinvolte improvvisazioni populistiche, ma di grande maturità.

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